Fusione, a Cuvio monta il fronte del “No”

Volantinaggio e consegna porta a porta di un foglio dove sono espresse le ragioni contrarie al procedimento di fusione

Avarie

Mancano 15 giorni, a Cuvio, per il momento della verità sulla fusione. Di quando, cioè, si apriranno le urne della consultazione popolare voluta dal sindaco Luciano Maggi per saggiare il polso del paese in merito alla possibilità di fondersi in un unico centro, con Cuveglio e Duno.

C’è stato un momento informativo, qualche settimana fa, con una cinquantina di persone presenti alla serata dove sono stati spiegati per sommi capi i passaggi della fusione e dove venne ufficializzato il questionario che è stato distribuito nelle case delle 800 famiglie cuviesi. «Se prevarranno i no», disse il sindaco, «non se ne farà nulla».

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Quasi contestualmente ha cominciato a muoversi anche il fronte del “no” alla fusione, che su Facebook prima (nella foto, tratta dalla pagina di “Sei di Cuvio se…), e su carta e inchiostro poi, sta raggiungendo molti cittadini.

Nel volantino – non firmato – in distribuzione in questi giorni porta a porta si leggono i punti chiave di questa opposizione alla fusione: volontà di autonomia, mancanza di vantaggi per Cuvio, incertezza legislativa.

C’è da rilevare su quest’ultimo punto che Regione Lombardia ha legiferato recentemente e proprio ieri l’altro il Consiglio regionale votò a maggioranza la nuova norma che va a sostituire la legge del 2006 dando maggior potere ai cittadini (proprio attraverso le consultazioni preventive).

La nuova legge regionale allunga, di fatto, i tempi dell’eventuale fusione, portandoli dal 2018 (prima previsione) alla primavera del 2019.

Un punto importante di questo “fronte del no” – che, pur non firmandosi, è composto dall’opposizione di Cuvio e parti della stessa maggioranza consiliare, oltre che da cittadini attivi nell’associazionismo locale – fa perno poi sulla “questione economica”: arriveranno davvero più soldi sul territorio? E come saranno spesi?

“Quanto saranno vere le offerte economiche che il Governo di Roma offre ai vari comuni che si fondono? – si legge nel volantino – In questo momento di particolare crisi lo Stato Italiano non trova le finanze per i più semplici problemi, come si può credere che possa sostenere per dieci anni le considerevoli promesse che offre alle amministrazioni. 
Se poi tutti questi contributi arrivassero davvero, non riteniamo giusto che le successive ridistribuzioni non siano disciplinate prima. Questo perché in questi ultimi anni molti sono gli interventi rimasti in sospeso a causa del blocco delle finanze comunali imposto dalla legge sulla spending review e quindi debba essere chiaro che i contributi straordinari che giungessero e lo sblocco delle finanze comunali dovrebbero servire per recuperare i lavori lasciati in arretrato. 
E dopo questi dieci anni, quando finiranno i contributi, quale sarà la situazione economica? Potremmo dire che abbiamo svenduto il comune e la storia per qualche denaro”.

E poi, ancora, la questione identitaria. “Questo cambiamento non riguarda solo tre comuni ma in realtà sarà la fusione di sette paesi: Canonica, Cavona, Comacchio, Cuveglio, Cuvio, Duno e Vergobbio, ognuno con la sua identità, fattore che presenta indubbiamente un non facile problema socio-culturale”, prosegue lo scritto.

La consultazione in atto a Cuvio, insomma, sarà tutta da giocarsi e l’esito, con il suo peso, non è per nulla scontato: difficile fare pronostici.

Ma non è detto che il progetto di fusione, in un modo o nell’altro, si fermerà.

Per almeno due motivi.

In primo luogo, nel volantino distribuito in questi giorni nelle case dei cuviesi si legge quanto segue: “Per quanto ci riguarda, perché non aprire anche una più ampia partecipazione di comuni creando una realtà che comprenda magari tutta la valle, da Cittiglio a Cassano, ottenendo così un forte comune di circa 20.000 abitanti. Cassano Valcuvia, del resto, ha già dichiarato pubblicamente di essere disponibile ad accettare la fusione”. Quindi non si tratta di una chiusura alla fusione tout court, anzi.

In secondo luogo la determinazione degli altri due comuni – Cuveglio e Duno – per le procedure di accorpamento, è molto forte: nella riunione di Cuveglio avvenuta due mesi fa, infatti, era stato affermato a chiare lettere che la strada era “segnata” e il percorso oramai avviato.

In soldoni: Duno e Cuveglio andranno avanti per conto loro, con o senza Cuvio.

Lo aveva specificato chiaramente lo stesso sindaco di Duno, Francesco Paglia che oggi torna sulla questione.

«Col massimo rispetto possibile verso i cittadini di Cuvio e per quanti vorranno esprimersi per il no – afferma Paglia – , ritengo che questa posizione sia quella di chi sta perdendo un’occasione storica, unica, che si presenta per fare squadra e realizzare un programma comune. Si tratta, ripeto, di un’occasione oggi servita su un piatto d’argento con la possibilità e la libertà di scegliere per il nostro futuro, assumendoci le responsabilità, e le conseguenze di questa decisione. Conseguenze che prima o poi arriveranno».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Giugno 2017
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