Fusione: «Il momento è propizio, pensiamo al futuro dei nostri figli»

Partecipata la riunione alla sala polivalente, ma assente il sindaco di Cuvio che prima consulterà i concittadini con un sondaggio. Referendum a fine anno, Piccolo: «Se vinceranno i no non si farà nulla»

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Di tre sindaci dei comuni che si avviano alla fusione in Valcuvia stasera erano presenti in due, il padrone di Casa Giorgio Piccolo e il collega “del piano di sopra” Franco Paglia, sindaco di Duno. Assente Luiciano Maggi – primo cittadino di Cuvio – per una serata importante non tanto perché doveva votarsi qualcosa, ma per gli intenti che stanno alla base di un processo di fusione fra tre comuni che deve necessariamente partire dal basso per poi dare forma al secondo comune aggregato del Varesotto dopo la nascita di Maccagno con Pino e Veddasca.

E qui arrivano le notizie della serata, che sono almeno due.
La prima: è confermato che a Cuvio, a breve, ci sarà un sondaggio tra i cittadini e con in mano i risultati di questa mini consultazione il sindaco Luciano Maggi sarà pronto per far entrare anche il suo Comune nel vivo della procedura che porterà al referendum prima, e alla fusione vera e propria, poi, nel 2018.

E qui arriva anche la seconda, di notizia, forse scontata, certo, perché siamo in democrazia, ma oggi assunta come metro necessario per completare l’iter: «Se al referendum vinceranno i no, la fusione non si fa più»; lo ha affermato Giorgio Piccolo rispondendo alla domanda di uno dei quasi cento presenti per l’occasione. Non è una dichiarazione scontata poiché il voto che si terrà nei tre comuni prima della fine dell’anno non è vincolante ma ha il solo valore consultivo. Valore politico su cui a questo punto si accendono i riflettori.
L’assenza del sindaco di Cuvio non va letta però come uno sgarbo istituzionale, almeno sentendo le parole di Giorgio Piccolo: «Il percorso di fusione è stato attivato assieme, e il sindaco Maggi vuole fare così, vuole prima parlare con la sua comunità. Rispettiamo i suoi tempi».

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«La volontà di percorrere la strada della fusione viene da lontano, infatti ci siamo presentati agli elettori nelle elezioni amministrative con un programma nel quale ci ponevamo l’obiettivo di offrire servizi con una qualità sempre più elevata, consapevoli che le amministrazioni locali sarebbero state chiamate a pensare ed attuare azioni aggregative intercomunali finalizzate al risparmio della spesa pubblica», ha specificato Giorgio Piccolo nel suoi intervento.

«Con questa premessa il Comune di Cuveglio relativamente al progetto di fusione con altri Comuni si approccia con un atteggiamento di prospettiva futura, prediligendo una visione di offerta di servizi a favore dei cittadini negli anni a venire e non considerando i vantaggi di consenso a breve termine che potrebbero derivare da una decisione a favore o contro il processo di fusione.
Per realizzare questo bisogna evitare gli errori di prese di posizione preconcette che potrebbero danneggiare una sana, consapevole e, quindi, ragionata politica di aggregazione. La fusione permetterebbe una migliore offerta di servizi a favore dei cittadini ed una maggiore possibilità di investimenti sul territorio, infatti, questo sarebbe ottenibile dai vantaggi derivanti dal processo di fusione».

Quali? Piccolo li ha elencati uno dietro l’altro: «50% di maggiori trasferimenti dello Stato sui trasferimenti 2010 per dieci anni (500 mila euro l’anno); possibilità di utilizzo dell’avanzo di amministrazione per cinque anni, nel rispetto del patto di stabilità; contributi regionali; sblocco delle assunzioni e turn-over del personale dipendente; maggiore peso istituzionale del nuovo ente; minori costi di struttura grazie allo sfruttamento delle economie di scala; incremento quantitativo e miglioramento qualitativo dei servizi grazie agli incentivi, con possibilità di realizzare investimenti in progettazione di nuove opere e manutenzione di quelle esistenti».

Alla serata erano presenti alcuni cittadini di Cuvio, tra cui anche Andrea Savini, capo dell’opposizione in consiglio comunale ed ex presidente della Comunità montana della Valcuvia che ha preso la parola ponendo l’accento sulla necessità di pianificare contestualmente al progetto di fusione la distribuzione delle risorse «dal momento che mi pare di capire che le entrate riguarderanno un periodo finito nel tempo, della durata di 10 anni». Una proposta accolta in maniera fredda dagli amministratori presenti al tavolo: «Non è possibile specificare ora come i soldi verranno spesi: ci saranno elezioni, ci saranno programmi e sarà la futura maggioranza a compiere le scelte politiche».

In merito alle critiche mosse da più parti riguardo la questione culturale, o di protezione delle radici e delle tradizioni locali, è stata data risposta anche su questo fronte: «È chiaro che gli enti territoriali interessati alla fusione dovranno necessariamente mantenere il valore della propria storia, del proprio ruolo, delle proprie peculiarità e devono vedere soddisfatte le proprie aspirazioni, siano esse di carattere turistico, ambientale, residenziale o la loro vocazione produttiva oltre a veder ampliate le offerte di servizi», ha ricordato Piccolo.

Su questo punto è intervenuto anche il sindaco di Duno Paglia: «La perdita di identità è una cosa che si rischia, come tutto si rischia nella vita: l’identità può essere difesa solo se esiste. Spesso trincerarsi dietro la questione identitaria nasconde una non chiarezza di ciò che si vuol difendere. Per questo auspico vivamente un dibattito e un confronto con chi sostiene la possibile perdita delle radici culturali con questa fusione: è importante che sul tema si faccia un discorso organico». «Vogliamo essere protagonisti – ha concluso Paglia – con l’azione politica legata alla fusione, che se non la realizziamo oggi diventerà presto impositiva e alla fine non ci sarà più la possibilità di scegliere. Il momento è propizio, pensiamo al nostro futuro e a quello dei nostri figli».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Aprile 2017
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