Il boom della marijuana legale (che non piace ai giovani)

I consumatori della sostanza venduta nei grow shop vanno dai 30 ai 60 anni. I gestori dei negozi difendono il loro business: "Si a regolamentazione ma non si può tornare indietro"

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Il Consiglio Superiore della Sanità non ha escluso danni per quanto riguarda l’assunzione di cannabis light, che nell’ultimo periodo sta emergendo come un settore dal potenziale enorme. Recentemente a Busto Arsizio, come in tutta Italia, il business dell’erba legale è fiorito, sfruttando la zona grigia che la normativa nazionale lascia a questo tipo di prodotti.

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Il boom dei negozi che vendono la marijuana light 4 di 5

Da marzo ad oggi sono stati aperti aperti 2 negozi a tema: il Cannabis Amsterdam (corso Europa) e il Mad Hatter’s (Via Montebello, che è proprio un dispensario), che si sono aggiunti all’Urban Jungle (via Cesare Correnti), ormai in attività da due anni e mezzo: “All’inizio – ci racconta Christian, di Urban Jungle – non andava tanto bene, magari per mancanza di informazione o pregiudizi. Poi con l’entrata nel mercato della canapa legale è cambiato tutto. Si tocca con mano il miglioramento dei prodotti, anche a distanza di un solo anno, e parallelamente a questo si è sviluppato un mercato che va alla grande”.

Tre negozi con profonde differenze tra loro, che vanno a creare un triangolo intorno al centro della città per ogni esigenza. Partiamo prima di tutto con il precisare che tutto ciò che vendono è legale, con un contenuto massimo di THC (il principio attivo della cannabis che “fa sballare”) dello 0,6% per legge, che a concentrazioni così basse non ha effetti. Sempre secondo la normativa, i barattoli sigillati non possono essere oggetto di sequestro da parte delle forze dell’ordine, ma una volta aperti lo diventano, dato che non c’è differenza a livello estetico tra cannabis normale e light.

I prodotti sono a base del secondo principio attivo della pianta, il CBD. Esso ha proprietà antidolorifiche, vasodilatatorie e stimola sonno e appetito. Si trova sotto le forme più disparate, dagli olii per uso sub linguale alle tisane, dagli sciroppi all’ “erba” da fumare. Non mancano anche una vasta gamma di dolci come il cioccolato, i biscotti, acque e bibite energetiche.

Sia le infiorescenze che i semi sono formalmente venduti per “uso tecnico”, anche se è palese la loro finalità: “Innanzitutto- racconta Alessandro del “Mad Hatter’s – la cosa andrebbe regolamentata. Ci piacerebbe arrivare ad allinearci con il resto dei paesi europei e nel mondo, anche per mentalità, e notizie di questo genere non aiutano affatto. Perché se io la vendo per uso tecnico, come hanno permesso di fare, non vedo cosa può aver fatto scattare questa “paura”. In secondo luogo poi sembra che questo business stia iniziando a dar fastidio a qualcuno”. Il fatto è che l’uso tecnico non prevede la combustione, nel qual caso ricadrebbe sotto monopolio di Stato.

Questo cambio di mentalità pare però iniziare a serpeggiare. L’età media dei clienti, infatti, va dai 30 ai 50/60 anni: “I giovani – ci spiega Stefano dell’Amsterdam – cercano lo sballo che in queste erbe non possono trovare (qui vi raccontiamo dove lo trovano con grande facilità). Sono prodotti fatti per gente che lavora, che vuole sentirsi rilassata tra i mille impegni della vita quotidiana, ma anche per anziani che non riescono a dormire o affetti da patologie specifiche e che cercano un po’ di sollievo. Ovviamente in questi casi si fa tutto con il consenso dei medici, però si capisce la differenza tra marijuana e Xanax, per esempio”.

Il monito del Consiglio superiore della sanità non spaventa quindi i commercianti, perché ormai gli investimenti fatti sono tali da scongiurare un passo indietro. E’ un percorso che andando avanti a piccoli step ha ormai raggiunto la consapevolezza della propria forza, che è quella di veder tornare spesso clienti soddisfatti, anche chi magari prima era fortemente scettico. Quello della cannabis in Italia, è un movimento che cresce e aspetta solo di essere preso sul serio, senza doversi nascondere dietro cavilli normativi o subire attacchi “senza fondamento che danneggiano l’immagine di un mercato che prima o poi arriverà ad essere sempre più presente nelle nostre vite quotidiane”.

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Pubblicato il 22 Giugno 2018
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