Lavorava e studiava, una laurea postuma per Laura

Massimo Poliseno, figlio di Laura Prati, annuncia il possibile conferimento da parte dell’università di Ferrara dell’agognato titolo di studio

laura prati apertura

Suona, per chi si ferma alla superficie del fatto, come la richiesta postuma di un titolo di studio.

Niente più che un ricordo legato ad un personaggio pubblico scomparso in vicende tragiche: Laura Prati, la sindaca di Cardano al Campo uccisa in seguito all’agguato del 2 luglio 2014 consumatosi a colpi di pistola, nel quale rimase gravemente ferito anche il suo vice, Costantino Iametti.

Invece il fatto che questa donna forte fosse anche iscritta all’università costituisce una di quelle notizie che suona la carica silenziosa di quei grandi sacrifici intimi che esistono, sebbene non si vedano.

Perché lo studio può certamente essere passione, crescita personale e quindi piacere, ma se viene a scontrarsi con la scarsità di tempo legato ai tempi della famiglia e all’impegno per la propria comunità, prima o poi diventa anche sacrificio. E per questo si tratta di un esempio che non deve rimanere legato al solo ambito famigliare ma da evidenziare e portare alla luce.

Succede infatti che il figlio di Laura, Massimo, scriva su facebook un post in cui viene mostrata la risposta dell’università di Ferrara, ateneo dove la madre era iscritta alla facoltà di Scienze dei Beni Culturali e nella quale aveva sostenuto una decina di esami.

Massimo ha chiesto venga conferita una laurea postuma alla mamma, e l’università ha fatto sapere che “il nuovo statuto universitario prevede il rilascio di attestati postumi”.

Una buona notizia, che ha una sua utilità nella capacità di insegnare come la più alta forma di autorevolezza sia costituita dall’esempio tanto nei riguardi di una comunità quanto al cospetto dei propri figli.

«Forse qualcosa si muove per farti ottenere quella laurea che tanto sognavi e che stavi raggiungendo nonostante coniugare famiglia, studio e amministrazione di un comune di 15.000 abitanti non sia certo cosa semplice», scrive Massimo rivolgendosi alla madre scomparsa, «tornavi da Ferrara sempre con qualche 30 o 30 e lode, battendomi immancabilmente ogni volta nonostante io avessi il lusso di potermi concentrare esclusivamente sullo studio! Eri la prima persona a cui scrivevo come fossero andati gli esami e, qualunque fosse il voto preso, arrivato a casa erano sempre complimenti e abbracci, insegnandomi così che ciò che conta è dare il massimo indipendentemente dal risultato».

«Tra i tanti sogni che avevi c’era appunto quello di laurearti. Un sogno che ad oggi avresti certamente già raggiunto se qualcuno non te lo avesse impedito».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Agosto 2018
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