Nel bosco con Teresio, la 16° uscita
Un viaggio al laghetto di Brinzio dove i segni della siccità cominciano a vedersi: torrenti e fonti asciutte
Il giorno 2 agosto, arrivato a Brinzio accompagnato dalla figlia e da una partecipante all’uscita, posteggiata l’auto nel pratone antistante l’Intrino.
Il torrente immissario del laghetto, ci siamo fermati ad attendere qualche eventuale partecipante all’uscita. Alle ore 9 il gruppo era ritenuto formato con altri 3 nuovi arrivi e ci siamo avviati attraversando l’Intrino, completamente asciutto, e ci soffermiamo alla prima pianta con bacche verdi che raggiungeranno il colore nero bluastro una volta mature, le foglie stanno diventando di un verde molto scuro che anticipa la colorazione bruno rossastra che assumeranno in autunno tipica di questo Corniolo sanguinello (Cornus sanguinea), poco più avanti incontriamo una arbusto con bacche rosse caratteristicamente disposte verso l’alto si tratta di una pianta di Caprifoglio peloso (Lonicera xilosteum) abbastanza comune nei boschi prealpini dai 400 m. fino ai mille metri oltre i quali si trova il Caprifoglio alpino arbusto di più modeste dimensioni ma i cui frutti compaiono non solo appaiati ma addirittura fusi insieme fra loro.
Il gruppo poi si sofferma a parlare del rovo bluastro (Rubus caesius) di cui viene ricordato che è commestibile, purtroppo non solo non ne sono state trovate mature ma si sono trovati più fiori freschi, cercando vediamo alcuni esemplari di Erba maga (Circea lutetiana) una Onagracea comune i questa stagione, è sconvolgente che la memoria non mi sollecitasse il nome vero e ho suggerito Parigina dal nome francese di Circée de Paris come la chiamano i francesi.
Finalmente ci si avvia verso il laghetto soffermandoci ad ammirare questo bosco di Ontano (Alnus incana) e sui cuscinetti di terra che fungono da piccole isole o penisole, fra la carice comune notiamo la fioritura della Scutellaria palustre (Scutellaria galericulata) che mi affretto a dire di non essere così comune come sembrerebbe visto il quantitativo che è qui presente, il nome deriva dalla forma vagamente assunta a scodella per la fusione dei petali, galericulata per il disegno sulla dorsale del calice che ricorda la visiera dell’elmo, dalla pianta si ricava un olio che è stato uno dei migliori rimedi contro le malattie del sistema nervoso; nelle vicinanze troviamo alcune piante di Salcerella comune (Lytrum salicaria) pianta, tipica delle aree umide, con belle le spighe fiorali di colore roseo-violetto, la pianta ha avuto una importanza per la cura di gravi infiammazioni intestinali; anche l’Olmaria comune (Filipendula ulmaria) si trova a fianco della Salcerella e su tutta riva del laghetto a diversi stadi di maturazione del frutto, questa modestissima pianta è stata utilizzata in passato come febbrifugo, e come diuretico arrivando a scoprire nel 1946 che contiene sostanze simili a quelle contenute nell’aspirina. Ci siamo portati in vicinanza dell’immissario del laghetto da dove si può ammirare la fioritura delle Ninfee comuni (Nynphea alba), il cui fiore oltre che bellissimo si ricorda che è sempre stato utilizzato come sostanza sedativa utilizzata anche per favorire il mantenimento della castità nei giovani, la discussione verte sulla profondità del lago che ritengo non superi i 7 metri, Giorgio ci ricorda che le ninfee si trovano solo dove l’acqua abbia un livello inferire ai 2 metri.
Intanto che discutiamo mi cade lo sguardo verso un esemplare di Coltellaccio maggiore (Sparganium erectum) ed alcuni esemplari di Mazza d’oro comune (Lysimachia vulgaris) raggiunta quest’ultima anche questa pianta abbastanza comune nel territorio varesino dai 400 metri fino alla vetta del Campo dei fiori è nota per le sue potenziali di febbrifugo, ma gli usi sono stati i più vari dall’essere usata per favorire la colorazione bionda della capigliatura all’utilizzo delle fumigazioni dei fiori per allontanare le mosche.
Lasciamo il laghetto per percorrere un tratto del sentiero che conduce alla Motta rossa, dopo qualche metro ci fermiamo a guardare le giovani anatre che si muovono in questa ansa dove l’acqua è maggiormente riparata dai raggi del sole, Giorgio, che gronda di sudore ci saluta e mette fine alla sua uscita, si aggiunge Elio che aveva letto sì le istruzioni ma che la volta a sinistra la fatta a oltre cento metri dall’imbocco della strada anche perché la deviazione non è facilmente visibile per chi è la prima volta che accede al laghetto.
Fatte le presentazioni, proseguiamo nell’uscita, mi viene richiesto di spiegare il motivo del fondale bianco in quella ansa del laghetto ritengo che sia un punto di risorgiva e ritengo che sia un punto di sabbie mobili. L’attenzione all’ambiente è ormai ridotta al minimo. La roggia che porta acqua sorgiva da poco sotto la Motta Rossa è quasi asciutta così come i suoi immissari, ci si spinge fino alla sorgente fra le radici, che risulta temporaneamente asciutta ma di grande effetto, Elio vede l’aconito giallo fiorito e chiamiamo gli altri a vederlo e fotografarlo. Così termina questa breve uscita in una giornata particolarmente calda del mese di agosto, queste note preparate velocemente da Teresio, vengono distribuite a tutti gli indirizzi presenti per invogliare a recarsi a fare questa visita particolarmente agevole.
Teresio Colombo
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