Maroni, Salvini, il governo e i 49 milioni
L’ex ministro e presidente della Lombardia ragiona a tutto campo in una lunga intervista al settimanale L’Espresso: «Io sono della Lega Nord. Nessuno mi può obbligare a iscrivermi a un nuovo partito»
«Lo dirò a Matteo: quelli dell’Espresso non sono così cattivi».
Roberto Maroni ha accettato di concedere un’intervista al settimanale del gruppo Gedi. Già questa è una notizia perché quel giornale è una spina nel fianco di Salvini e della Lega. Da mesi conduce una inchiesta giornalistica che entra nelle vicende del partito soprattutto per raccontare che fine abbiano fatto i 49 milioni di finanziamenti spariti.
L’intervista completa di Giovanni Tizian e Stefano Vergine uscirà domenica prossima, ma si può già leggere una anticipazione online in versione ridotta ed integrale a pagamento.
«Sulla storia della truffa da 49 milioni – spiega l’ex presidente della Regione – la Lega era parte lesa, perciò i giudici avevano accolto la costituzione di parte civile che avevo fatto io. Così facendo saremmo stati considerati parte offesa e avremmo tutelato la Lega da azioni risarcitorie. Poi avremmo dovuto chiedere noi i soldi ai condannati. Ovviamente non avrei mai obbligato Bossi a ridarci alcunché, ma in questo modo avrei salvaguardato il partito. Poi Salvini l’ha ritirata, e il partito oggi paga le conseguenze di questa scelta».
L’intervista del settimanale è molto lunga e tratta diverse questioni. Malgrado Maroni dica di essere solo un militante della Lega nord, e puntualizza la parola Nord, perché è da lì che tutto nasce e l’autonomia resta centrale per lui, sviluppa ragionamenti politici a tutto campo.
Dopo il voto per lui si chiuderà anche la Seconda Repubblica e “finché Salvini godrà del consenso attuale non ci saranno problemi. «Magari Salvini fa cose poco condivisibili, ma ha portato il partito in alto. Mi auguro che continui su queste percentuali». Ma avverte: «Spero anche che la svolta nazionalista non precluda la questione settentrionale. Se la Lega di Salvini darà risposte ai ceti produttivi del Nord allora vola al 40 per cento. Altrimenti qui si aprirà lo spazio per un movimento nuovo. Io sono della Lega Nord. Nessuno mi può obbligare a iscrivermi a un nuovo partito»”.
Oggi la figura politica chiave è Giancarlo Giorgetti: «Ha un ruolo strategico, è l’uomo delle relazioni con imprese e finanza. Adesso anche della diplomazia, in particolare con gli Usa. È il consigliere più ascoltato da Salvini. Dopo le elezioni la tenuta del governo dipenderà soprattutto da lui».
Maroni poi si sbilancia e afferma che l’esecutivo resterà in carica almeno “fino al 2020”.
Tornando sulla questione dei famosi 49 milioni, “L’ex ministro – scrive L’Espresso – ha poi chiarito il motivo per cui Salvini successivamente, una volta diventato segretario, ha ritirato la costituzione di parte civile. «Io ho denunciato per infedele patrocinio Matteo Brigandì, lo storico avvocato di Bossi e della Lega, c’è una causa in corso. Proprio lui è andato da Salvini a chiedere di revocare la costituzione di parte civile, facendogli sottoscrivere una scrittura privata che impegna il partito a ritirare qualunque pretesa di risarcimento. Io non l’avrei fatto. Avevo detto a Salvini che non ero d’accordo. Ma lui ha fatto una scelta diversa. Diciamo che è stato mal consigliato».”
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