Immunità garantita per chi attua le manovre salvavita
La Camera ha approvato all'unanimità una legge che regolamenta l'uso del defibrillatore di persone non specializzate
Si chiama “ legge del buon samaritano” e viene applicata nel sistema anglosassone. È la fonte di ispirazione della norma approvata all’unanimità alla Camera, per passare ora al Senato, che prevede l’immunità per coloro che intervengono con manovre salvavita.
Di fatto è una legge che spazza via preoccupazioni e timori residuali in una pratica che sta diventando sempre più frequente. Grazie alla rete dei defibrillatori e sotto la guida del personale specializzato del 118, anche comuni cittadini possono contribuire a salvare una vita umana: « Gli episodi si moltiplicano ed è un bel segno – commenta Guido Garzena, responsabile del 118 di Varese – Mi auguro che il legislatore non modifichi questo provvedimento che lancia un ulteriore segnale. È la conferma che gli sforzi congiunti fatti nell’ultimo decennio hanno portato a un cambio di passo notevole. Oggi sempre meno persone si rifiutano di prestare soccorso, mentre un numero crescente di cittadini, formati attraverso i corsi “BLS”, sono in grado di prestare il primo soccorso in attesa dell’ambulanza».
Sul territorio della provincia di Varese sono stati registrati e mappati ben 1200 defibrillatori, ma è una stima per difetton da cui sono esclusi i macchinari comperati dai privati che non ne hanno dato comunicazione alla centrale: « In genere, chi usa il defibrillatore sotto la guida di un operatore del 118 – assicura Garzena – è autorizzato a intervenire. Ricordiamoci, inoltre, che un massaggio non fatto bene al massimo può lasciare qualche costola rotta. Se il paziente rimane inerme, significa che non si poteva salvare».
Il cammino nel coinvolgimento della società civile è tracciato e da anni coinvolge cerchie sempre maggiori di persone: « Stiamo investendo tantissimo nelle scuole, formando i docenti che, a loro volta, insegneranno le tecniche ai ragazzi. In questo modo prepariamo le future generazioni ad attivarsi in caso di necessità. Direi che gli sforzi sono tanti e la Regione Lombardia, con i suoi 10 milioni di abitanti, ha costruito un modello di rete decisamente buono. Certo, anche nel nostro territorio abbiamo esempi virtuosi e casi più refrattari, che non si impegnano, temendo costi o sforzi incredibili. Invece, basta a dare il via alla macchina per trovare subito i giusti alleati. I sindaci sono coinvolti nella costruzione di questo progetto di soccorso “ a rete”. Chiediamo loro di segnalarci le dislocazione dei defibrillatori o, in caso non avessero una mappa, di dotarsene quanto prima. Loro hanno il polso della situazione, sanno i luoghi critici per quantità di persone o per lontananza dai luoghi di soccorso. Chiediamo anche di definire un’area adeguata dove ricavare una pista d’atterraggio “volante” disponibile giorno e notte. Così facendo si migliorerebbe ulteriormente il sistema di assistenza».
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