“Non volevo ucciderlo, ma solo spaventarlo“
In aula l’uomo accusato di aver sparato all’ex compagno della figlia a Voldomino. Processo alle battute finali

La pistola non si trova, ma a sparare sembra proprio che sia stato lui: almeno a sentire la deposizione in aula che vede Cosimo Benenati, ambulante luinese imputato con l’accusa principale di tentato omicidio ai danni del “quasi“ genero.
Quei colpi di pistola l’11 febbraio scorso hanno lasciato il segno sull’uomo che stava con la figlia, una ragazza che secondo l’imputato era vittima della violenza del nordafricano.
«Tanto da aver più volte segnalato la cosa alle forze dell’ordine senza che non fosse mai stato preso alcun provvedimento. Almeno questo è quanto mi risulta», ha spiegato il difensore, l’avvocato Corrado Viazzo che sostiene la tesi della reazione del suo cliente ad una situazione insostenibile, una sorta di impulso innato di protezione nei riguardi della figlia.
«Io quello lo volevo solo spaventare, mica ammazzarlo. Se avessi voluto ammazzarlo, gli avrei sparato in faccia»: alla fine sono queste le parole pronunciate in aula dall’imputato che accompagnano il processo alle battute finali. Le discussioni si terranno il prossimo 22 ottobre, poi a seguire la decisione del collegio.
I fatti come si ricorderà sono avvenuti l’inverno scorso nelle vicinanze del bar Tre Pini di Voldomino, quartiere luinese dove Abdul, la vittima, stava parlando verso le 18 con un avventore. All’improvviso l’arrivo a bordo di una Polo dell’uomo che spara e poi rincorre il suo bersaglio che inciampa e rimane a terra. Poi via a bordo dell’auto e qui – secondo l’accusa – si integra il secondo reato contestato, quello di danneggiamento per un bar tavola calda della zona, il New Bistrot col quale sembra fossero in corso trattative sulla gestione, poi sfumate: altri colpi di 7,65 esplosi, altre ogive trovate a terra dai carabinieri.
Gli altri testi sentiti oggi erano militari e l’ex moglie dell’imputato. Il prossimo 22 ottobre le discussioni.
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