Medici in Africa, minatori in Belgio e capitani d’alto mare: nei diari le storie degli italiani all’estero
L'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano è un gigantesco archivio di storie individuali, prezioso anche per il lavoro giornalistico. Al festival Glocal un evento dedicato, con la presentazione del nuovo progetto

C’è il minatore in Belgio e il medico in Africa, ci sono il ricercatore universitario in Usa e l’informatico nella cooperazione internazionale.
(foto: vivere a Pechino negli anni Ottanta)
È il volto multiforme dell’emigrazione all’estero, una realtà in costante evoluzione, tra scelta e costrizione, tra ricerca di nuove prospettive e fuga da un Paese a volte asfittico. Se a volte si rischia di ridurre il tema a stereotipi, le storie individuali – potenti nelle loro sfaccettature, nell’evolversi dell’esperienza – sono un’occasione per offrire un’immagine a tutto tondo: l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano ha dedicato a queste storie il nuovo progetto, che raccogliere decine e decine di storie di emigrazione, diverse per destinazione nel mondo, motivi del viaggio (di studio o di lavoro, di lunga o breve permanenza), periodo storico.
Un nuovo strumento prezioso anche per i giornalisti, che sarà presentato all’interno di un incontro al festival Glocal (9 novembre, Teatro Santuccio, 16.00-18.00) che offrirà poi uno sguardo specifico sull’emigrazione italiana in Svizzera.
L’archivio, in ogni caso, è uno strumento da sfogliare, per trovare storie “novecentesche” come quella di Raul Rossetti, che parte da Chivasso per Seraing, vicino a Liegi, in Belgio. Altre sono più vicine nel tempo, come quella di Andrea Francini, che da Pinerolo se ne va a Phoenix, quella del videomaker Gabriele Camelo da Roma. O ancora l’emigrazione del giovane studente che va negli Usa. Storie che incrociano anche la grande Storia recente, come nel caso dei diari di chi – partito da Bologna o da San Benedetto del Tronto – si ritrova dentro al genocidio in Burundi e Ruanda.
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