Coi Nucleus rock e jazz si avvicinano ancora di più

Miles Davis aveva fatto scuola

50 anni fa la musica

Questo lavoro non si occupa del jazz, ma avete già visto come le contaminazioni fossero all’ordine del giorno, ancor di più con l’avvento del prog. Miles Davis – nel ’69 con In a silent way e soprattutto nel 1970 con Bitches Brew – aveva aperto la porta dal lato del jazz, e fu normale che molti gruppi rock la aprirono da questa: in particolare quelli della scena inglese finirono con l’essere assimilati al vasto mondo del prog (abbiamo già visto i Colosseum che andavano in quella direzione) anche se qui il termine più corretto sarebbe jazz-rock.

Insieme ai Soft Machine, che avevamo visto nella prima fase psichedelica ma avevano svoltato, l’altro gruppo principale di questa scena furono i Nucleus del trombettista Ian Carr. Questo ottimo album di debutto è più vicino al jazz, anche per il fatto che è interamente strumentale, ma a portarlo in questo mondo contribuirono sia il titolo, sia la splendida copertina originale (il discorso del magma lavico era alla base del suono Davisiano del periodo), sia il fatto che fosse inciso per la Vertigo. Per non parlare poi della chitarra elettrica di Chris Spedding, che come session man avrebbe collaborato con un sacco di musicisti rock: dai Roxy Music a Paul McCartney, da Elton John a Tom Waits…

Curiosità: Ian Carr, il leader del gruppo che incise anche uno splendido album a suo nome, negli anni successivi divenne anche un ottimo giornalista e saggista: la sua biografia di Miles Davis è uno dei libri fondamentali per chi vuole approfondire la storia del jazz.

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Pubblicato il 27 Febbraio 2020
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