La verità e l’impossibile a dirsi, dal lapsus al web

All'interno di Filosofarti il Melo ospita l'incontro con Riccardo Marco Scognamiglio, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Psicosomatica Integrata, e con Andrea Zoccarato

Generico 2018

Opinione e verità: FilosofArti 2020 esplora con coraggio questa dicotomia.
Il 6 marzo 2020 alle 18.00 nella sala Dragoni del’Università del Melo, in via Magenta 3 a Gallarate, Riccardo Marco Scognamiglio, psicoterapeuta psicoanalista e psicosomatologo, direttore dell’Istituto di Psicosomatica Integrata e della Scuola di Psicoterapia Analitica di Gruppo – “Centro per la Formazione sulla Nuova Clinica e i Nuovi Setting”, e Andrea Zoccarato, Presidente dell’Associazione Italiana di Psicologia Psicosomatica e Direttore dell’Istituto di Psicosomatica Integrata – Polo Varesino, articoleranno il tema nel dedalo che spazia tra la psicoanalisi, il confronto generazionale e il web all’interno dell’incontro: “Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità!”. L’impossibile a dirsi, dal lapsus al web.

Il web ha complessificato il quadro esistente sul già difficile tema della definizione della verità. L’ ipermodernità, a valle di rivoluzioni tecnologiche e sociali, ha iniziato a sottoporre i corpi e le menti a molteplici input, tra cui milioni di informazioni rapidissime rinvenibili tra gli hyperlink. Viviamo nell’inganno tale per cui tutto lo scibile pare essere a portata di click, e dissipare il vero dall’ipotetico e l’ipotetico dal falso è un lavoro sempre più faticoso. Le fake news per esempio dilagano: la ricerca Demos-Italiani.coop lascia trasparire che il 40% degli italiani afferma di avere letto « spesso o qualche volta » nel web notizie che si sono poi rivelate false. Pare inoltre che una persona su dieci le abbia condivise prima di rendersi conto che fossero tali. D’altro canto i social mostrano le vite degli altri, frequentemente vestite da case ordinate, abiti borghesi e amori patinati, che ingannano anche più delle “bufale”, alzando a dismisura gli standard di successo da rilevare, e la conseguente frustrazione potenziale.

Conoscere come si muovano le persone, in particolare i più giovani, in relazione a questi enigmi e a questi paragoni difficili è spesso criptico. I ragazzi di oggi, e talvolta non solo loro, trascorrono mediamente 6 ore al giorno online ed è possibile che mettano più verità su di sé nell’avatar del videogame e nelle stories di Instagram, piuttosto che nella relazione offline. Così come è possibile che soffrano il confronto con influencer e youtuber, irraggiungibili nella loro alterità pixellata apparentemente perfetta (ma vera?) e a portata di commento, più che verso persone raggiungibili concretamente e dialettizzabili nella quotidianità.
Questo introduce nel vissuto soggettivo nuove frontiere del dolore.

È quindi nella dimensione rarefatta del web che molti ragazzi trovano qualcosa. Ingredienti misteriosi che permettono loro di manifestare una parte vera di ciò che sono e allo stesso sono uno spazio in più in cui soffrire dell’ambiguità tra il falso e il vero in una forma inedita alla generazioni pregresse, che sovente trovano alieni i ragazzini infelici o
esaltati davanti ai like di Instagram. La responsabilità dell’adulto è quella di appassionarsi di questa dimensione inusuale, in parte cristallina e a tratti dolorosa, del sè e dell’esperienza, e accompagnare ad un uso critico, ad un porsi domande sulla presunta verità.
È dunque chiaro che il virtuale e il reale si contendono sempre di più la propria fetta di autenticità, creando nuove prospettive di verità e di opinione, di autenticità e di inganno, oltre a nuovi rischi e nuove potenzialità.

…E la psicoanalisi dove si colloca, dove cerca in questo contesto multisfaccettato la verità del soggetto? È una disciplina che si è sempre confrontata con la verità psichica e la sua differenza netta rispetto all’oggettività. Per la vita psichica è vero il sogno, in quanto nella sua rarefazione racconta qualcosa di autentico, appannaggio dell’inconscio. Ed è forse sempre più vero anche il corpo, che si esprime con la propria (im)mobilità, e il cloud, in cui molti nascondono tracce del senso di sè. La materia (il corpo) e l’immateria per eccellenza (il web) stanno ingombrando il Discorso, un tempo cardine dell’incontro analitico. La parola sta via via perdendo la sua presa: i patti non tengono, il dialogo si perde, le comunicazioni off line e online si consumano in fretta, i silenzi pesano.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Febbraio 2020
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