“Il virus non ucciderà il nostro desiderio di comunità”

Il discorso del primo cittadino Maria Rosa Belotti

Generico 2018

Il discorso del sindaco di Pero

Care cittadine e cari cittadini di Pero,
il silenzio che avvolge strade e piazze della nostra città in questo 25 aprile 2020, che giunge a 75 anni dalla fine della guerra e del fascismo, ha un che di irrituale. E’ un silenzio che non ha precedenti, se pensiamo a quante volte abbiamo accompagnato questa ricorrenza fondante, per la Repubblica italiana, con le note di una banda, il sorriso di un anziano, gli occhi stupiti di un bambino portato a mano dai suoi genitori.

Pero celebra il 25 aprile con una forte sordina, quella imposta dai tempi di questo virus che ha già ucciso migliaia di donne, uomini, soprattutto anziani ma anche giovani e uomini nel pieno della propria vita.

Ma non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo permettere che il virus uccida la nostra tensione a vivere insieme, il nostro desiderio di comunità.

Come disse il presidente Sergio Mattarella nell’aprile del 2019, fu proprio in quegli anni terribili e lontani che molti cittadini, molti italiani, donne e uomini, giovani e anziani, militari e studenti, di varia provenienza sociale, culturale, religiosa e politica, maturarono la consapevolezza che il riscatto nazionale sarebbe passato attraverso una ferma e fiera rivolta, innanzitutto morale, contro il nazifascismo. Nacque così, anche in Italia, il movimento della Resistenza. Resistenza alla barbarie, alla disumanizzazione, alla violenza: un fenomeno di portata internazionale che accomunava, in forme e modi diversi, uomini e donne di tutta Europa.

La Resistenza, ancora oggi, con la sua complessità e nella sua grande attività e opera, è un fecondo serbatoio di valori morali e civili. Ci insegna che, oggi come allora, c’è bisogno di donne e uomini liberi e fieri che non chinino la testa di fronte a chi, con la violenza, con la forza e con il terrorismo vorrebbe farci tornare a epoche oscure, imponendoci un destino di asservimento, di terrore e di odio.

E anche oggi, nelle piazze e nelle strade vuote di Pero, nessuno di noi vuole rinunciare a stringere la mano dell’altro, a pensare sin da ora al giorno in cui tutti insieme vinceremo questo nemico invisibile. Perché noi di Pero lo vinceremo, così come i combattenti per la libertà vinsero nel 1945.
Lo dobbiamo a molte persone, anzitutto quelle che non ci sono più. Piangiamo gli uomini e le donne morte di coronavirus a Pero, piangiamo gli oltre 140 medici italiani, donne e uomini, morti mentre hanno assistito i malati. Persone ritornate in ospedale e nelle trincee della malattia anche a 75 anni, anche molti anni dopo la pensione. Se ci pensate, è stata ed è una grande dimostrazione di unità e compattezza, come avvenne nel 1945.

Ripartiamo da qui, perché la festa del 25 aprile non sia solo la festa di Liberazione dalla dittatura, ma anche di liberazione dal virus e dalla paura. Perché vogliamo rivedere la speranza e la luce negli occhi di anziani e bambini, la stessa luce negli occhi degli italiani di quei lontani giorni della primavera 1945.
E non dimentichiamo la tensione positiva, il coraggio, l’abnegazione e lo spirito di sacrificio con le parole del beato Teresio Olivelli, partigiano, ucciso a bastonate nel lager di Hersbruck: «Lottiamo giorno per giorno perché sappiamo che la libertà non può essere elargita dagli altri. Non vi sono liberatori. Solo uomini che si liberano».
Grazie a ciascuno di voi. Viva Pero, viva la libertà, viva il 25 aprile, viva la Repubblica Italiana.

Il vostro sindaco
Maria Rosa Belotti

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Aprile 2020
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