“La gestione dell’emergenza è stata scaricata sui sindaci”
Si è svolta la riunione dell'unità di crisi dei sindaci che hanno portato tutte le criticità ad Ats Insubria. 500 i tamponi al giorno mentre saranno 1800 i test sierologici. 333 le visite fatte dalle USCA

Cinquecento tamponi al giorno e circa 1800 test sierologici da fare a chi è stato in isolamento fiduciario.
Sono i numeri che il direttore generale dell’Ats Insubria Lucas Maria Gutierrez ha presentato ai cinque rappresentanti dell’Unità di crisi all’interno della Conferenza dei Sindaci.
Durante la riunione, Giovanni Resteghini, primo cittadino di Bisuschio, ha presentato alcune domande precise per capire lo stato dell’arte. In particolare si è chiarita l’attività di indagine attraverso i tamponi nelle RSA ( dove si sta effettuando l’indagine a tappeto su ospiti e operatori) e sui pazienti in isolamento domiciliare , convocati nei presidi con modalità “drive in”.
Quanto ai sierologici, invece, il totale delle persone che verrà sottoposta da Ats Insubria al prelievo ematico, per evidenziare la presenza degli anticorpi, è di 1800 tra Varese e Como: « Dobbiamo ribadire però il valore di queste indagini attraverso il prelievo del sanggue – specifica Giuseppe Bascialla, sindaco di Tradate e presidente della Conferenza dei sindaci – non danno alcun patentino di immunità ma hanno solo una valenza di tipo epidemiologico per capire le aree di diffusione del virus. Oggi sappiamo troppo poco del Covid per capire cosa significhino gli anticorpi eventualmente presenti. Per questo non occorre puntare su queste indagini come garanzia di immunità».
Tra le criticità sollevate, il ritardo nelle comunicazioni dei dati da Ats ai sindaci: « Da ieri accediamo direttamente al portare di Ats evitando il passaggio attraverso la prefettura – spiega ancora Bascialla – Abbiamo avuto molti problemi di comunicazione tempestiva. Di fatto, questa crisi sanitaria è stata rovescia sui sindaci che hanno dovuto occuparsi anche della parte sanitaria con l’isolamento dei positivi e l’individuazione dei contatti e tutto il sistema di supporto a chi si trovava in quarantena fiduciaria. Per il futuro, la comunicazione dovrà avere tempi rapidi per permettere di costruire cordoni di salvaguardia più efficienti ed efficaci per il bene delle nostre comunità». È stato sollevato anche il problema dei ritardi nella comunicazione degli esiti dei tamponi, spesso determinanti al rientro al lavoro delle persone: difficoltà nella catena della gestione dei dati poco fluida.
Il sindaco Resteghini ha posto anche il problema del numero ridotto di USCA soprattutto nel Nord della provincia. Attualmente sono 28 i medici impegnati nel monitoraggio attivo del territorio dalle 8.00 alle 20.00, sette giorni su sette, su indicazione dei medici di medicina generale. Le postazioni attuali sono a Saronno, Busto, Gallarate e Varese mentre nessuna guardia attiva c’è oltre il capoluogo. Dalla loro attivazione, le USCA hanno effettuato 333 visite a domicilio. Al loro fianco anche l’AD Covid, con infermieri che svolgono attività di assistenza nelle case dei pazienti: «Nella fase due occorrerà potenziare ulteriormente il controllo sanitario territoriale – ha commentato Resteghini – con un sistema di allerta più veloce e tempestivo. In tutta l’area oltre Varese mancano queste figure di intervento».
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