La spesa a chilometro zero durante l’emergenza covid
Norma Bossi, gestore di due comunità dell’Alveare che dice sì, racconta la riorganizzazione della spesa a chilometro zero tra drive in e consegne a domicilio
Il coronavirus non ha fermato le comunità “dell’Alveare che dice sì”, impegnate nello sviluppo di un mercato etico e ambientale basato sulla spesa a chilometro zero. Al contrario, il senso di appartenenza alla comunità, che da sempre caratterizza consumatori e produttori locali aderenti al progetto, si è rafforzato ancor di più nel corso dell’emergenza sanitaria.
A Sesto Calende, Norma Bossi, che gestisce anche l’alveare di Bodio Lomnago, racconta come è (e come è stato) possibile affrontare le difficoltà dettate da Covid e lock-down, trovandosi costretta a riorganizzare e stravolgere la distribuzione dei generi alimentari: dal tradizionale incontro del martedì pomeriggio, giorno in cui normalmente ci si ritrova per ritirare la “spesa programmata”, alle consegne a domicilio o drive-in:
«La situazione era complicata e allo stesso tempo molto concitata – racconta Norma -. Da una parte i mercati erano fermi, con i commercianti locali in difficoltà, dall’altra i ristoratori hanno fermato le attività senza sbocchi commerciali. Così ho detto ai produttori, la maggior parte dei quali sono comuni per entrambi gli alveari (Sesto Calende e Bodio, ndr): questo è il momento di piantare dei semi per il futuro e di organizzare in sicurezza le consegne a domicilio. Abbiamo dunque preso un furgone refrigerante e siamo arrivati a dei picchi di circa 60-70 ordini al giorno, cinque giorni alla settimana, di prodotti a chilometro zero».
Molte sono state le paure, compresa naturalmente quella del rischio di contagio: «La soluzione – spiega la titolare – è stata quella di stabilire dei turni in cui un produttore alla volta portava gli alimenti nel luogo dove prepariamo i cestini che venivano poi distribuiti. Non è stato semplice passare così repentinamente da un momento di vera e propria distribuzione conviviale, dove il cliente aveva la possibilità di ascoltare l’agricoltore, al “drive-in” e alle consegne domicilio, servizio al momento ancora garantito».
La riorganizzazione ha così permesso di tenere viva, seppur a distanza, la comunità e ha portato in molti a manifestare messaggi e segnali d’affetto per l’Alveare: «A Sesto tra i miei clienti ci sono anche anziani e proprio da loro sono arrivati ringraziamenti più sentiti via social network. Siamo molto contenti perché siamo riusciti a non perdere nessuno per strada, soprattutto chi era già abituato a fare la spesa con noi e che sa quanto sia importante supportare il locale, anche dal punto di vista ambientale. In tanti durante la quarantena si sono trovati per la prima volta a dover organizzare una “spesa settimanale”, un modello che invece noi abbiamo sempre proposto e che riduce gli inutili sprechi creati dal via vai quotidiano dentro il supermercato. Problemi che certamente sono solo la punta dell’iceberg per l’impatto ambientale, ma spesso quando si entra in quest’ottica si entra anche a far parte di un circolo virtuoso».
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