Frontalieri, la grande attesa dei sindaci di confine
Sul piatto doppia imposizione fiscale per i lavoratori e le risorse in termini di ristorni per le amministrazioni
L’accelerazione dei negoziati fra Italia e Svizzera per la revisione degli accordi bilaterali sul regime fiscale dei fontalieri anima queste giornate prefestive fra i sindaci di confine che stanno alla finestra per capire come saranno le nuove soluzioni che diplomazia e segreterie degli Esteri hanno pensato per gestire l’annosa questione.
«Nel pomeriggio potremo certamente commentare in maniera più accurata la vicenda, prima vediamo il testo», spiega il sindaco Massimo Mastromarino, da Lavena Ponte Tresa, città sul confine dove sono moltissimi i fontanieri, sia dipendenti, sia lavoratori autonomi e artigiani che guardano all’economia svizzera da sempre come grande opportunità di crescita in termini economici dove la frontiera non solo si vede ma si vive giorno per giorno, anche in momenti difficili come quelli rappresentati dalla lotta alla pandemia.
Anche Luino, dove si stima che nella sola città la cifra dei fontanieri si aggiri attorno ad alcune migliaia di unità, c’è molta attesa. Il sindaco Enrico Bianchi è a conoscenza dell’imminenza della firma, e attende gli sviluppi, in un clima politico che in consigli comunale, nell’ultima seduta, ha visto l’acceso dibattito della durata di oltre due ore, proprio sul punto.
«Non dobbiamo dimenticare che i presupposti alla base dei nuovi accordi sono molto diversi rispetto alle condizioni complessive del mercato del lavoro negli anni Settanta quando i frontalieri erano 5 mila, un numero ben diverso da quello odierno», ha ribadito lo stesso Bianchi oggi stesso.
Alla fine il consiglio comunale luinese ha licenziato all’unanimità una mozione a difesa dei frontalieri e il dibattito ha fatto emergere la necessità di un fronte comune da estendere anche alle altre amministrazioni nell’attesa della ripresa dei negoziati: troppo tardi visto che già oggi in tarda mattinata sono previsti annunci sul tema da parte delle autorità elvetiche e italiane.
L’attenzione degli amministratori è alta perché sul piatto non c’è solo la questione occupazionale e pure quella legata al potere di acquisto dei frontalieri che lavorano in Svizzera, ma vivono in Italia. Esiste, sul fronte del pubblico, anche la quota dei ristorni che ogni anno entrano nelle casse dei comuni di confine e che rappresentano un valore aggiunto importante per le voci di spesa.
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