Il virus sta molto bene. Noi un po’ meno

Mario Calabresi intervista Vespigani ed esce una riflessione forte. "Il colpo di scena è stato la variante inglese. Questa è una pandemia di dimensioni estremamente importanti di cui purtroppo siamo ancora lontani dalla fine"

covid-19

«Il virus sta molto bene e accumula mutazioni, il colpo di scena è stato la variante inglese. Questa è una pandemia di dimensioni estremamente importanti di cui purtroppo siamo ancora lontani dalla fine».

Ascolta “Episodio 1 – La variante inglese” su Spreaker.

Alessandro Vespignani, il più credibile studioso di epidemie, racconta a Mario Calabresi come il 2021 sarà l’anno della corsa contro il tempo.

Ieri è uscito il primo podcast del giornalista. Un lavoro che prende il nome dal progetto della sua newsletter, Altre/storie. È pubblicato da Chora Media, la società che dirige e che produce contenuti audio. La stessa che ha prodotto Ossigeno di Paolo Giordano.

La prima puntata ha un titolo eloquente: La variante inglese. Si tratta di “una nuova versione del virus Sars-CoV-2, si chiama B.1.1.7 e ha 23 mutazioni nel suo codice genetico, di cui otto riguardano la proteina spike, quella che aggancia le nostre cellule e permette al virus di infettarci”. Calabresi fa una chiacchierata di circa mezz’ora con Vespignani. Con coraggio affronta cosa è stata la pandemia, ma guarda al presente e al futuro. Non aiuterà quanti minimizzano o hanno quell’ottimismo che vorrebbe poter dire che il peggio è passato, ma ci aiuta a capire meglio cosa  stiamo vivendo.

«Non possiamo parlare di una terza ondata, è sempre la seconda che continua, non è mai finita». Il vero motivo di frustrazione per gli studiosi come lui  dice Calabresi – che fin da marzo dell’anno scorso ripetevano che andava costruito un sistema di test, tracciamento e trattamento (le famose 3 T) come precondizione per riaprire scuole, uffici e negozi – è «aver combattuto la seconda ondata esattamente con i modi della prima: è il segno della sconfitta. La politica non è stata coraggiosa nel dire la verità e nel cercare di attrezzarsi. Era scomodo dire: non è finita, dobbiamo continuare a prepararci e a lavorare. Così abbiamo trattato la seconda ondata come se fosse inaspettata, ma non era così».

Calabresi spiega bene il lavoro di Vespignani. “Gli chiedo cosa sarebbe successo se avessimo fatto i compiti la scorsa estate, anziché fare proclami trionfalistici. «Ci saremmo risparmiati molti morti», risponde. Invece abbiamo assistito al dibattito tra medici e scienziati, tra ottimisti e pessimisti: «Ma la scienza non può essere ottimista o pessimista, la scienza deve essere razionale. Si sono voluti torturare i dati, per trarne auspici ottimistici e quel comportamento lo stiamo pagando»”.

La politica non ha fatto i compiti come dovrebbe. Non li ha fatti a Roma come a Milano e ne parlano con estrema pacatezza, ma il problema resta e molto serio. Non sono gli unici, perché anche alcune realtà territoriali hanno avuto difficoltà nel gestire la riorganizzazione per far fronte alla pandemia. Basti pensare ai balletti con polemiche sui trasporti, le scuole e il ruolo delle istituzioni.

Compiti però che riguardano tutti noi e non solo qualcun altro. È inutile nascondere la stanchezza e in alcuni casi anche la paura, ma alcuni comportamenti sono intollerabili. Quanti non rispettano quelle elementari regole sul distanziamento hanno responsabilità tanto chi non ha il coraggio di prendere provvedimenti impopolari. Gli assembramenti nelle case durante le feste ora sono lì da vedere. I contagi faticano a scendere e quelle tre T di cui parla Vespignani sono sempre una velleità e qui sta un bel pezzo del problema.

“Una cosa è chiara, – scrive Mario Calabresi – la natura non ha il nostro calendario, per lei non esistono il 2020 e il 2021, per noi invece sì e questo sarà l’anno della pazienza ma anche della speranza”.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Gennaio 2021
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