Dal passato riemergono le violenze sessuali subite da papà, per lui condanna a 10 anni
Avrebbe abusato della figlia tra gli 8 e i 12 anni poi la rimozione ma grazie alla psicoterapia è riuscita a rimettere in ordine i ricordi e a farlo condannare. L'accusa: "Le diceva che era la madre a farla prostituire”
Per anni è rimasta convinta che sua madre l’avesse fatta prostituire con uomini a pagamento mentre in realtà era il padre ad abusare di lei. Per questo l’uomo è stato condannato questa mattina a 10 anni di carcere in primo grado a Busto Arsizio. I giudici hanno accolto al richiesta di condanna del pm Rossella Incardona.
La vicenda risale nel tempo ma solo a 19 anni, e dopo anni di sedute di psicoterapia, la giovane vittima è riuscita a mettere ordine nei suoi ricordi sfumati di un’infanzia negata e violata, sin da quando aveva 8 anni e fino ai 12 ha subito le attenzioni morbose del papà orco. Ad un certo punto, infatti, i servizi sociali del comune del legnanese dove la famiglia risiedeva, l’hanno portata in una comunità protetta dove è rimasta fino alla maggiore età.
Il papà, dipendente dall’alcol e incline alla violenza nei confronti della moglie, aveva messo in atto un piano preciso che consisteva nell’abusare della figlia all’interno della sua stanza e scaricare la colpa sulla moglie che è rimasta all’oscuro di tutto fino a quando la ragazza ha iniziato mettere ordine nella sua memoria.
L’indagine è scattata su segnalazione della stessa psicoterapeuta. Iniziata dal pm Rosaria Stagnaro (che oggi è alla Procura di Milano ed è titolare del fascicolo su Alberto Genovese, ndr) e proseguita dalla collega Flavia Salvatore, l’indagine ha fatto emergere come l’uomo avesse prima riconquistato la fiducia della moglie, smettendo di bere, riavvicinandosi alla figlia e passando del tempo con lei.
La donna si era anche illusa che le cose in famiglia stessero andando meglio ma in quei momenti passati con la figlia l’uomo non giocava con lei, anzi ne abusava senza pudore alcuno. Per confondere le idee della ragazzina, inoltre, si era inventato il fatto che fosse stata la madre a farla prostituire, creando anche prove false come un video realizzato ad arte, in cui si vedevano delle figure uscire dalla stanza della ragazza (sempre non riconoscibili in volto).
Ad un certo punto la madre decide di separarsi dal padre e lui la denuncia di abusi sessuali nei confronti dei figli. La situazione richiede l’ntervento degli assistenti sociali che portano via i bambini ai genitori e li affidano ad una comunità protetta. Così inizia la seconda vita della ragazza che pian piano acquisisce consapevolezza di quanto accaduto, grazie all’aiuto della psicoterapeuta. Oggi, grazie ad un sistema che ha funzionato (servizi sociali, comunità e tribunale), ha riallacciato i rapporti con la madre ed è riuscita a superare un trauma infantile terribile.
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