I primi dati dell’indagine nazionale: “In Italia una infezione su cinque è variante inglese”
Sono questi i risultati preliminari dell'indagine condotta dall’Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali. "La variante probabilmente è destinata a diventare prevalente"

Sono arrivati i risultati dell’indagine avviata dall’Istituto Superiore di Sanità con l’obiettivo di comprendere l’entità della circolazione della “variante inglese” in Italia. Secondo i risultati di questa prima campagna nel Paese il 17,8% delle infezioni da coronavirus sono attualmente dovute a ‘variante inglese’. Una su cinque.
Sono questi i risultati preliminari dell’indagine condotta dall’Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali. Per realizzarla è stato chiesto ai laboratori delle regioni e province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus.
I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 regioni e province autonome, ripartiti in base alla popolazione. Il risultato medio è in linea con quello di altre survey condotte in Europa.
Il risultato dell’indagine ci dice che nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania sopra il 20%), “c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi”.
“La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza delle varianti – spiega lì’Istituto Superiore di Sanità – deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale. Un attento monitoraggio ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato”.
Nei prossimi giorni l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante. Il virus muta continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se la maggior parte di queste non cambia le caratteristiche del virus. La vigilanza deve restare alta però per individuare, come viene già fatto, quelle che potrebbero peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi ultimi possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più pericolose.
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