Alla nuova casa per persone in difficoltà a Gallarate i posti sono già tutti occupati

La "Casa di Sant'Eurosia", sostenuta dalle parrocchie cittadine, ha aperto a febbraio. Si prende cura delle persone che rischiano di scivolare nella marginalità: alcuni vivevano per strada e stanno ricostruendo un percorso di normalità

gallarate generico

La vernice sui muri è perfetta, perché la fine del cantiere è passata solo da un paio di mesi. Ma le camere della “Casa di Sant’Eurosia” sono già tutte piene: la casa di accoglienza voluta (e interamente finanziata) dalle parrocchie cittadine di Gallarate sta rispondendo anche in queste settimane a una emergenza permanente, quella delle persone in stato di disagio che non avrebbero un posto dove andare.

«In questo momento abbiamo undici posti occupati, c’è solo una camera singola che viene tenuta libera e a disposizione per eventuali casi Covid» spiega monsignor Riccardo Festa, prevosto della città di Gallarate. «Ospitiamo due donne e nove uomini».

La casa è nata ad Arnate nel giro di pochi mesi: un’intuizione durante il lockdown, un impegno sottoscritto da tutta la comunità cristiana cittadina che a maggio (appena usciti dalla fase d’emergenza della prima ondata, la più dura) ha preso l’impegno con un Voto. Un passaggio con valore religioso profondo, che però è anche concretissimo impegno economico: le risorse delle parrocchie e quelle di decine di donatori hanno consentito di far partire il progetto in pochi mesi.

Oggi undici persone hanno un posto in cui dormire la notte, uno spazio aperto (in corsa, senza una vera inaugurazione) nel cuore dell’inverno, dopo cinque anni di crescente bisogno. Era il 2016 quando era stata inaugurata Casa di Francesco, spazio comunale gestito oggi dalla Caritas diocesana attraverso Cooperativa Intrecci, in raccordo con servizi sociali e volontariato. Casa di Francesco ospita altre ventisette persone: impegno gravoso anche per il mondo del volontariato, ma che ancora “insegue” la domanda che esiste, perché i casi sono in aumento.

«Si arriva qui dopo che è stato valutato un progetto individuale per uscire dalla situazione di emergenza» racconta monsignor Festa. Gli ospiti sono «persone fragili che hanno bisogno di essere curate»: «Dietro c’è sempre una situazione di particolare debolezza o di emarginazione, ma a volte si tratta di situazioni in cui si può comunque arrivare a qualche progresso nella situazione personale. In alcuni casi si può immaginare un trasferimento in comunità di recupero, ma ci sono state anche persone che hanno recuperato una situazione di maggiore equilibrio, un buon punto di partenza».

Il senzatetto che viveva sotto i portici in centro a Gallarate è finito in ospedale

Chi opera in questo ambito – operatori ma anche tantissimi volontari – sa che a volte lo spartiacque tra situazione di disagio e marginalità è sottile, basta poco per scivolare da una situazione di difficoltà all’abbandono della propria vita, al degrado che si trasforma poi anche in un problema sociale, che certo si vede in diverse situazioni (caso emblematico: le persone sbandate che vivono in ospedale). E in questo senso la cura dei singoli resta fondamentale.

Tra gli ospiti di Sant’Eurosia tre sono stranieri e otto italiani: un paio dormivano nei sotterranei dell’ospedale, un altro la notte riposa sulle sedie della stazione, “tollerato” ma in situazione precaria: in Casa di Sant’Eurosia provano a ritrovare un ordine e fare un po’ il punto, iniziare un percorso di normalità nelle camere che portano i nomi dei quartieri gallaratesi e che ricordano l’impegno di tutte le diverse parrocchie.

Se gli ospiti serali sono appunto una dozzina, molte di più sono invece le persone che vengono assistite durante il giorno, negli altri momenti gestiti da operatori e volontari: «Al mattino, per pranzo, c’è il Ristoro del buon samaritano, che assiste una cinquantina di persone: arrivano già dalle 10.30-11 e trovano un ambiente che li aiuta a tenersi in ordine. Una decina di loro invece sono persone che vengono aiutate con i pasti consegnati a casa, soprattutto in questo periodo è una forma di attenzione ai più fragili e anziani».

 Dopo la fase del pranzo, dalle 14 viene invece attivato lo spazio della “Locanda di Eurosia”, che prevede colloqui con operatori operatori professionali, quando il freddo era più intenso era anche un modo per accompagnare verso la fase serale (alle 17 aprono gli spazi “notturni” per gli ospiti, al piano superiore).

Al di là dell’accoglienza notturna, un’attività simile viene condotta anche a Casa di Francesco, in via Ferraris: ci sono le docce, «servizio indispensabile a cui si accede su appuntamento» e quelli di lavanderia e barbiere («sospeso in questo periodo, come del resto sono chiusi tutti i parrucchieri»).

Tutti servizi che sono in capo al sistema di volontariato di Caritas Gallarate, che si confronta con altri operatori – Croce Rossa, City Angels, Exodus – per conoscere e monitorare la presenza delle persone, che non sempre sono facili da rintracciare.
Dal punto di vista economico, il sostegno è assicurato da tanti – famiglie, gruppi di amici, associazioni – che hanno sottoscritto l’impegno al sostegno triennale. «Poi c’è qualche altra donazione estemporanea che sta arrivando anche in questo periodo» (sul sito santaeurosia.org ci sono i contatti, per chi vuole contribuire). Monsignor Festa sottolinea comunque che l’impegno delle comunità cristiane non è limitato a questo: «In questo periodo di Quaresima ad esempio stiamo raccogliendo contributi per il Centro Aiuto alla Vita di Cassano Magnago, che segue un centinaio di donne in difficoltà, in tutta la zona del Gallaratese, impegnandosi al sostegno fino al 18esimo mese di vita del bambino».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 26 Marzo 2021
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