Diritti delle donne, oltre gli slogan cosa c’è?
Le riflessioni di una studentessa sulla lotta per l'emancipazione della donna nel mondo
Valentina Gelati è una studentessa del liceo Cairoli di Varese. Tra i partecipanti al progetto Giornalisti Fuoriclasse invia una riflessione sulla Festa delle Donne, con uno sguardo su realtà, nel mondo, dove è ancora difficile parlare di diritti per l’universo femminile
Recentemente in Arabia Saudita è stata rilasciata un attivista che si batte per i diritti delle donne. Una notizia che in Italia non è neanche stata riportata nei telegiornali perché la detenzione e le proteste di donne che sono costrette a vivere in una condizione minoritaria rispetto ai propri mariti, padri o fratelli è diventata una routine.
Una realtà ormai accettata che non crea più nessuno scalpore. E come potrebbe? D’altronde le femministe sono viste nei Paesi orientali proprio come sono viste in Italia: donne, probabilmente nubili, che infelici della propria vita polemizzano su ogni avvenimento politico, economico e sociale che non le vede dirette protagoniste. Frasi sostenute da uomini come “Sostengo le femministe, ma è la donna che deve cucinare: a me non piace”, “Sostengo le femministe, ma fatemi fare qualsiasi cosa ma non stirare!”, “Sostengo le femministe, ma si sa: donna al volante, pericolo costante” si sentono riecheggiare continuamente.
Le donne nonostante tutti gli sforzi e gli innumerevoli traguardi raggiunti nella storia dell’emancipazione sono ancora viste come qualcosa di meramente funzionale al loro ruolo di mamme e casalinghe, e con dei limiti. Proprio contro questi limiti lotta l’attivista araba Loujain al-Hathoul, incarcerata a Riad per 1000 giorni con l’accusa di essere una terrorista perché, insieme ad altre attiviste, ha condotto una protesta pacifica per il diritto di guidare e per la fine del sistema di tutela maschile. Per raggiungere diritti che dovrebbero essere scontati ha dovuto subire carcere duro, isolamento, torture, sciopero della fame e violenze sessuali.
Purtroppo di questi episodi di supremazia maschile ne avvengono ogni giorno: Samira Zargari, di origine iraniana, non ha potuto partecipare ai mondiali di sci a Cortina in qualità di allenatrice delle atlete iraniane, perché il marito non ha consentito all’espatrio. Eppure dappertutto ci sono segni per cercare di sensibilizzare sull’argomento: anche Google ha celebrato il centenario della morte di Audre Lorde, una poetessa afroamericana che si è battuta per i diritti civili contro il razzismo, contro l’oppressione e per i diritti femminili; ma rimangono solo delle buone intenzioni, infatti concretamente la donna rimane in una posizione subalterna rispetto agli uomini, un esempio recente si rileva tra i neoeletti ministri del governo Draghi: quindici sono gli esponenti maschili e solamente otto quelli femminili. Allora quando passeremo da effimere intenzioni ad un’applicazione concreta dell’uguaglianza di genere?
Valentina
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