Varese ricorda il centenario del partigiano Giuseppe “Claudio” Macchi
Semplice ma sentita cerimonia accanto alla targa esposta nel cortile di Palazzo Estense. Presenti il sindaco Galimberti e il figlio del partigiano, Claudio Macchi

Questa mattina la città di Varese ha voluto rendere onore, nel centesimo anniversario dalla nascita, alla memoria di Giuseppe “Claudio” Macchi, partigiano varesino.
Un eroe buono, che durante la guerra ha combattuto affinchè nel nostro paese, nella nostra città, potesse tornare la pace e che dopo la fine del conflitto non ha smesso di lottare per affermare gli ideali di giustizia e democrazia che facevano parte dei suoi valori, arrivando a radunare nella sua città migliaia di persone che manifestassero e condividessero i suoi propositi.
A lui si devono la costituzione del comitato unitario per le celebrazioni della resistenza, il comitato federativo delle associazioni partigiane e fu promotore del comitato antifascista unitario di Varese.
«E’ stato importante ricordare i cento anni di Claudio Macchi – ha affermato il Sindaco di Varese Davide Galimberti – per il valore che ha dato alla città, valore che ha saputo tramandare a diverse generazioni, ma soprattutto per il fatto che quegli ideali sono fortunatamente ancora vivi e ben radicati nella nstra città, nel nostro territorio nella democrazia del nostro paese.
Il figlio, Claudio Macchi, ha tenuto un discorso intenso, che lo ha raccontato attraverso gli anni, ma soprattutto attraverso i suoi occhi e le parole di chi lo ha conosciuto.
Citando la lettera di Franco Modesti, amico e collega in consiglio comunale del padre, racconta: «Avete detto che papà era un uomo semplice. Secondo me lo era in maniera speciale, che lo rendeva vicino e caro, meritevole più di altri di essere preso d’esempio. La sua semplicità stava nel mantenere la giusta misura di se, di saper riconoscere le persone degne di stima e di affetto, di ricercare l’amicizia delle persone giuste e mai per coltivare secondi fini. Soprattutto era capace di ricordare quelli che gli erano stati cari, quelli che avevano condiviso i suoi sentimenti, le sue speranze e i suoi ideali, i suoi svaghi sereni e anche le sue monellerie. La bottega del gusto in via Veratti era stato luogo di ciclismo e amicizia e di confronto politico anche acceso tra giovani quando il regime lo proibiva E la Bottega del Gusto, luogo della vecchia Varese che amava Varese, a papà ha dato tanto, e non solo nello sport: ha contribuito a forgiare lo spirito che lo ha accompagnato nella vita. Ciao papà!».
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