Lo smartworking è green?Sì e dipende da noi
Nel giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021, cerchiamo di rispondere scientificamente alla domanda
ARTURO NON È GIADA
Arturo lavora in Crédit Agricole a Green Life, la sede del gruppo, certificata Leed Platinum, che raggiunge in bicicletta dal casale in aperta campagna parmense, la storica fattoria della famiglia, in classe energetica G, e che vorrebbe ristrutturare da tempo, ma ha forti vincoli dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Giada lavora all’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, nel vecchio palazzo sulla Salaria, dove arriva con la Multipla, dopo 90 minuti di viaggio, dal suo appartamento nella Casa Ecologica, un condominio NZEB, nearly zero energy building, a impatto quasi zero. Quando Arturo e Giada lavorano da casa hanno un impatto ambientale, rispetto alle giornate in ufficio, completamente diverso e opposto. Tra loro due ci sono le infinite casistiche “normali”, tutte diverse, da prendere in considerazione per rispondere alla domanda: lo smart working fa bene al pianeta?
LE VARIABILI VARIANO Jack Nilles, un ricercatore americano, ha inventato il concetto di telelavoro come risposta alla crisi petrolifera dei primi anni ’70, sostenendo che in questo modo si sarebbero avuti enormi benefici dalla riduzione di traffico e di consumi da spostamento per lavoro. Da allora l’impatto ambientale del lavoro da casa è stato oggetto di molti studi.
Gli effetti netti non sono scontati, perché i fattori da considerare sono molti, tra i quali: il mezzo di trasporto e distanza dalla sede, l’efficienza energetica relativa dell’ufficio rispetto all’abitazione, l’ efficienza degli strumenti di lavoro utilizzati a casa quali computer, schermi, stampanti, impianto di illuminazione, l’utilizzo di servizi di rete, cloud e intensità di comunicazioni a distanza (i server di Amazon e Microsoft in Alaska non sono a impatto zero come racconta questo articolo https://www.cbsnews.com/news/working-from-home- environmental-impact-carbon-foot-print/), e infine gli altri effetti collaterali, come l’impatto dell’alimentazione, sull’abbigliamento e il consumo di carta.
Inoltre, i modelli di analisi, finora, si sono concentrati su scenari in cui la percentuale di lavoratori da remoto è molto modesta, e quindi gli impatti benefici sui sistemi di trasporto e sulle infrastrutture sono poco rilevanti. Alcuni studiosi hanno persino ipotizzato che l’aumento della dispersione territoriale indotta dal lavoro da remoto, può avere effetti controproducenti anch’essi da considerare. Vediamo alcuni esempi da ricerche scientifiche. Secondo un paper pubblicato su Energy Policy da alcuni ricercatori irlandesi, il risparmio netto lavorando da casa è di 9,3kW al giorno, considerando l’effetto del risparmio di trasporto e l’aumento dei consumi per il riscaldamento della casa. Fonte: https://www.researchgate.net/publication/257126236_Environmental_policy_implications_ of_working_from_home_Modelling_the_impacts_of_land-use_infrastructure_and_socio- demographics
In Italia, gli esperti dell’ARPA della Valle d’Aosta hanno studiato gli impatti durante il lockdown del 2020 da parte dei 1600 dipendenti pubblici della regione che hanno lavorato al 50% del tempo da casa stimando un risparmio pari a 1,5 milioni di kilometri, equivalente a circa 20 km al giorno per dipendente. Fonte: https://www.snpambiente.it/2020/11/20/smartworking-traffico-e-qualita-dellaria/
La società RSE, Ricerca sul Sistema Energetico, ha analizzato i dati riguardanti oltre 35.000 utenti nella città di Milano, raccolti in tre differenti periodi: ante Covid, dal 25 febbraio al 6 marzo (1Covid) e dal 9 al 20 marzo (2Covid). Le informazioni sono state acquisite tramite strumenti SDK, acronimo di Software Development Kit, installati su un network di applicazioni con cui è possibile, previa autorizzazione, monitorare la posizione del dispositivo mobile. Il risultato delle analisi, per spostamenti sistematici evitati grazie allo smartworking, prevede una riduzione potenziale di circa 5.800.000 vetture-km al giorno. Il dato si riferisce ovviamente al solo trasporto privato in auto, ma rappresenta una fetta pari a circa il 60% del totale. In base a questa ricerca, il potenziale massimo dello smartworking, decurtando cioè la quota di chi è rimasto a casa senza poter lavorare, è una riduzione degli spostamenti totali giornalieri, grazie al massivo ricorso al lavoro agile, pari al 14,5%. Ciò significa poter risparmiare all’atmosfera 500 tonnellate di PM2,5 e 1.300 tonnellate di CO2 al giorno, grazie ai minori consumi di carburante (-112 ktep/anno). Risultati importanti che offrono un nuovo punto di vista per le politiche ambientali urbane.
«Il ricorso allo smartworking, anche se applicato in forma più leggera rispetto a quanto ipotizzato in questo studio, che rappresenta una stima di ‘massima potenzialità’, potrebbe permettere riduzioni dei consumi e delle emissioni paragonabili a quelli di altre tipologie di interventi (es. potenziamento del Trasporto Pubblico Locale e mobilità elettrica) e si colloca, quindi, tra le soluzioni che possono essere messe in campo per una maggiore sostenibilità della mobilità all’interno delle città», commenta RSE.
Fonte: https://www.rinnovabili.it/ambiente/politiche-ambientali/smart-working-impatti- traffico-qualita-aria/
Lo studio forse più qualificato, in questo campo, in Italia è stato realizzato dall’ENEA. Si chiama “Il tempo dello smart working. La PA tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente” ed è la prima indagine nazionale su telelavoro e lavoro agile nella PA. All’indagine hanno aderito 29 amministrazioni pubbliche che, già prima dell’emergenza Coronavirus, avevano attivato e reso accessibile queste nuove forme di lavoro a distanza. I dati analizzati hanno coinvolto oltre 5.500 persone.
Sotto il profilo ambientale, dallo studio emerge che lo smartworking ha ridotto la mobilità quotidiana del campione esaminato di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante, modificando anche la loro qualità di vita e di lavoro. Si tratta di un dato di rilievo, tenuto conto che secondo l’INRIX 2018 Global Traffic Scorecard una città ad alta presenza di lavoratori della PA come Roma, dove lavorano 400 mila persone tra ministeri e amministrazioni centrali e locali, è la seconda al mondo per ore trascorse in auto, il doppio di New York, il 12% in più di Londra, il 70% in più di Berlino, il 95% in più di Madrid. Da qui il duplice beneficio di tempo personale ‘liberato’ e di traffico urbano evitato, con un taglio di emissioni e inquinanti che ENEA stima in 8 mila tonnellate di CO 2, 1,75 ton. di PM10 e 17,9 ton. di ossidi di azoto. “Non c’è dubbio che il lavoro agile sia in grado di migliorare la qualità dell’ambiente delle nostre città, la vivibilità di aree urbane decongestionate dal traffico e anche la rivitalizzazione di quartieri periferici che sono normalmente svuotati dal pendolarismo lavorativo verso le aree degli uffici e delle amministrazioni centrali, come accade ad esempio a Roma”, scrive Bruna Felici, ricercatrice ENEA.
Fonte: https://www.pubblicazioni.enea.it/component/jdownloads/?task=download.send&id=16&c atid=3&m=0&Itemid=101
A livello mondiale, secondo una ricerca di CapGemini, l’82% delle aziende si aspetta una riduzione del proprio impatto ambientale di oltre il 10% con l’adozione del lavoro da casa, con il 27% che prevede risparmi oltre il 50%. Tuttavia, la maggior parte non considera ancora nella propria equazione l’impatto negativo dell’aumento di consumi domestici, stimato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia tra il 7 e il 23%. Fonte: https://www.iea.org/commentaries/working-from-home-can-save-energy-and- reduce-emissions-but-how-much
OGNI SCELTA PUÒ ESSERE ECO-SMART O NO
Lavorare da casa è solo una delle scelte che compiamo che hanno un impatto ambientale. Anche se nel futuro è molto improbabile che diventi la normalità per la maggior parte delle persone, siamo tutti chiamati in causa, ad esempio per modificare le nostre scelte di spostamento verso la sede di lavoro. Nel 2018, in occasione della settimana europea della mobilità, per richiamare l’attenzione sul tema della mobilità sostenibile i collaboratori di Methodos hanno sperimentato tutti i modi per evitare l’auto nel tragitto casa-lavoro. Con bicicletta, treno, tram, bus e metropolitana e i meno tradizionali bike e car sharing, adottati per un giorno, sono stati evitati 1060 Km di strada percorsa, equivalenti a 160 Kg di CO2 emessa, utilizzando un’auto a benzina. Il viaggio per andare e tornare dall’ufficio è vissuto con stress, può porre problemi di conciliazione con la vita familiare e, se si analizzano le performance aziendali, a volte risulta un boomerang per la produttività. Il tempo passato in auto nel traffico è letteralmente buttato via, se si pensa che oggi ci sono strumenti e tecnologie che consentono di spostarsi meglio o addirittura, nel caso dello smartworking, di non spostarsi affatto. Lo smartworking può essere un efficace alleato verso una vita meno insostenibile ecologicamente, perché, in media, gli impatti positivi del lavoro da casa superano quelli negativi, se sono presi tutti in considerazione e gestiti con scelte responsabili.
“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”, Andy Warhol.
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