“Violenza sessuale sul pullman”, il tribunale di Varese assolve l’autista

I fatti nell’inverno 2019: imputato un autista accusato di aver molestato una minore sull’autobus e in auto ma “il fatto non costituisce reato”

Metamorfosi urbana a Varese: quando il tribunale era un liceo varesino

Aveva da poco perso la mamma. Problemi seri dal punto di vista personale e comprensibili inquietudini giovanili. La convivenza col padre in un momento difficile da affrontare.
E poi quei messaggi sul telefono da quell’uomo “grande”, l’autista di pullman.

È l’inizio della ricostruzione in aula fatta dinanzi al Collegio di Varese che deve giudicare l’accusa di violenza sessuale ai danni di una minore. E lo ha fatto con una sentenza di assoluzione. L’episodio riguarda un sospetto di abusi ai danni di una ragazzina sulla linea del trasporto pubblico locale che porta ad Osmate, nel 2019. In aula oggi è stato sentito un autista conoscente dell’imputato e padre di un’amica della persona offesa che ha ricostruito l’accaduto: “Dopo aver visto i messaggi sul cellulare ho contattato suo padre, e ho spiegato alla ragazza di non andare più sul pullman col mio collega, viste le voci che c’erano in giro”. Il testimone ha riferito di aver visto quel pomeriggio la ragazza sul pullman in compagnia del collega. Il fatto contestato riguarderebbe molestie come baci sul collo e sulle guance ma anche atteggiamenti inequivocabili e molto più pesanti tra il capolinea di Osmate e il tragitto in auto fino a Varese. “Al bar degli autisti di Varese si parlava di questa storia, del fatto che un autista frequentasse una ragazzina”.
In aula ha parlato anche il padre della ragazza che sporse denuncia ai carabinieri. “Il padre dell’amica di mia figlia mi telefonò per dirmi di averla vista su quella corsa così lontana da casa, e di aver sentito il racconto di mia figlia, delle molestie subite nel bus e nel tragitto in auto. Poi siamo andati dai carabinieri”. In aula è stata sentita anche la persona offesa che ha spiegato come ha conosciuto l’imputato, proprio mentre faceva uno stage lavorativo nel bar di Varese frequentato dai conducenti delle Autolinee. “Ci siamo scambiati il numero, gli avevo detto che non riuscivo a prender sonno la sera e mi ha lasciato il suo numero scritto sul tovagliolo del bar: ci scrivevamo tutti i giorni”.

Lui, 39 anni, lei non ancora 18.

La ragazza ha poi ricostruito gli episodi. In aula si è sottoposto all’interrogatorio anche l’imputato che ha affermato di non conoscere inizialmente l’età della ragazza ma di aver continuato nei messaggi a sfondo sessuale anche dopo aver saputo della minore età della ragazza. Anche l’imputato ha ricostruito gli episodi contestati e ha spiegato che la giovane era consenziente: “Se avesse resistito alle mie attenzioni, che erano delle coccole, mi sarei fermato”.

Al termine delle deposizioni è seguita la discussione. La pm Anna Zini ha spiegato alla Corte la genuinità della vittima e del suo racconto, e ha chiesto attenuante generiche equivalenti alla contestata aggravante, e la condanna di due anni di reclusione.

La difesa dall’avvocato Camilla Paruccini ha invece ribaltato il punto di vista invocando la reciprocità delle relazioni sentimentali far i due dimostrate anche dai numerosissimi messaggi delle chat in aula, e ha chiesto dunque l’assoluzione.

Il collegio presieduto da Andrea Crema ha deciso per l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato: motivazioni in 45 giorni.

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Pubblicato il 27 Gennaio 2022
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