Eric Andersen e il fiume blu
Un grandissimo e sfortunatissimo cantautore
Come abbiamo visto era finalmente un ottimo momento per i cantautori: James Taylor, Neil Young, Carole King e altri oramai arrivavano ai primissimi posti delle classifiche. Ed allora perché non avrebbe dovuto approfittarne uno come Eric Andersen, che avevamo incontrato sulla scena folk del Greenwich Village? Andò a incidere a Nashville questo splendido album, nella cui title track la presenza di Joni Mitchell aiutò ad inserirlo in quella corrente al momento vincente. Non arrivò nemmeno vicino ai posti alti delle classifiche, ma la critica si accorse di lui, il suo nome iniziò a circolare, e c’erano tutti i presupposti per una bella crescita. Ma si sa che la sfiga ci vede benissimo e quello che capitò a Eric fu incredibile: tornò a Nashville a incidere un nuovo album, Stages, sempre con le buone collaborazioni usate qui e ne tirò fuori un altro buon album, i cui nastri vennero spediti a New York per essere stampati. Ma, non si sa come, non arrivarono e si persero: occorreva ricominciare da capo. Quando fu alla fine pronto uscì come Be true to you, ma il tram era passato. Eric, una persona deliziosa, va avanti ancora adesso a girare per i folk club e ha inciso più di trenta dischi dai quali furono estratte molte cover: questo resta il suo capolavoro.
Curiosità: i nastri di Stages furono ritrovati nel 1990 – ben 17 anni dopo! – negli archivi Columbia: pare che da Nashville non partirono se non una decina di anni dopo durante una pulizia generale, ma non essendo correttamente codificati rimasero nell’oblio. Furono pubblicati nel ‘91e si trovano in CD col titolo “Stages: the lost album”, ma ovviamente vendettero poco o nulla.
La rubrica 50 anni fa la musica
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