Biennale d’Arte: il Padiglione Russo sarà chiuso, presente quello Ucraino
Anche la grande kermess internazionale fa i conti con la drammatica situazione internazionale. Per la prima volta la curatrice è una donna: Cecilia Alemani
Il 23 aprile apre la 59. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, curata per la prima volta in assoluto da una donna: Cecilia Alemani, direttrice del High Line Art di New York e già curatrice del Padiglione Italia nel 2017. Una biennale con una forte presenza di artiste donna, una crisi pandemica non ancora risolta e una guerra nel cuore dell’Europa in corso.
Il panorama artistico internazionale si trova dunque a riflettere, a sviscerare, a porre delle domande sulla storia contemporanea. La sensibilità degli artisti si confronta, oggi più che mai, con la dimensione drammatica di ciò che sta accadendo.
“Come prima donna italiana a rivestire questa posizione, mi riprometto – ha spiegato Cecilia Alemani – di dare voce ad artiste e artisti per realizzare progetti unici che riflettano le loro visioni e la nostra società”.
La Mostra si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale, includendo 213 artiste e artisti provenienti da 58 nazioni. Sono 26 le artiste e gli artisti italiani, 180 le prime partecipazioni nella Mostra Internazionale, 1433 le opere e gli oggetti esposti, 80 le nuove produzioni.
Cinque i paesi che partecipano per la prima volta alla Biennale Arte: Repubblica del Camerun, Namibia, Nepal, Sultanato dell’Oman e Uganda. La Mostra sarà affiancata da 80 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia.
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, sarà a cura di Eugenio Viola. Formafantasma, lo studio di design di Andrea Trimarchi e Simone Farresin, ha curato l’allestimento.
Il Padiglione Russo sarà chiuso. Era tutto pronto con artisti e curatori e il governo russo ha deciso di non aprire. Sul sito della Biennale si legge “La Biennale di Venezia ha appreso la decisione del curatore e degli artisti del Padiglione della Federazione Russa i quali, rassegnando le dimissioni, annullano di fatto la partecipazione alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte. La Biennale esprime piena solidarietà per questo atto coraggioso e nobile e condivide le motivazioni che hanno portato a questa scelta, che drammaticamente raffigura la tragedia in cui si trova l’intera popolazione dell’Ucraina. La Biennale resta il luogo di incontro fra i popoli attraverso le arti e la cultura e condanna chi impedisce con la violenza il dialogo nel segno della pace”.
E’ invece presente il Padiglione dell’Ucraina, la Biennale ha sostenuto fin da subito e lavorato affinché l’Ucraina riuscisse a partecipare. La curatrice e l’artista hanno raccontato di essere partiti in tutta fretta mettendo in salvo i 78 imbuti di bronzo che compongono l’installazione facendo oltre 2000 km senza un finestrino distrutto superando ben quattro confini per arrivare in Italia. I curatori Lizaveta German e Maria Lanko hanno dichiarato che nonostante tutto volevano esserci “per dimostrare che ancora esistiamo”.
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