Greta da Cuasso al Monte a Shanghai. L’incubo del nuovo lockdown: “Ecco cosa sta succedendo”

Il racconto della difficile situazione che si sta vivendo nella popolosa metropoli dove abitano 26 milioni di persone

Greta Bianchi Shangai

Torna l’incubo del lockdown totale a Shanghai, dove dal 2014 vive Greta Bianchi la giovane donna di Cuasso al Monte che ci aveva raccontato nel 2020 l’inizio della pandemia nella megalopoli da 26 milioni di abitanti.

Greta dal diversi giorni è di nuovo  “blindata” in casa. A Shanghai, infatti, dal 28 marzo, dopo la scoperta di nuovi casi legati alla variante Omicron sono tornate le restrizioni, questa volta con molte proteste tra la popolazione.

Shanghai 2022, cosa sta succedendo?

«Dopo la prima ondata del 2020 in Cina si era creato un certo equilibrio e con l’adozione della politica “Zero Covid” siamo stati tutti abbastanza tranquilli. Fino ad ora. Io ho personalmente sempre sostenuto la strategia degli zero casi perché in un paese come la Cina (chi ci vive o ci è stato mi capirà) sarebbe stata l’unica via attuabile. Questo però è stato fattibile anche grazie alla tipologia del virus stesso. Ora il virus è cambiato ma ciò non porta ad un cambiamento nella strategia seguita dal governo e la motivazione è prettamente culturale a mio avviso: la faccia. Se per due anni la propaganda ha elogiato la strategia zero casi come un successo non è possibile ora ammettere che bisogna cambiare strada perché ciò potrebbe creare dubbi anche su altre politiche intraprese dal governo facendo così mancare il “sostegno” della popolazione al buon XiJay».

Omicron è presente in Cina circa da dicembre 2021, cos’è cambiato in questi mesi?

«All’inizio è stato abbastanza facile continuare ad isolare le persone positive ed i loro contatti. Ma il numero è continuato a crescere, e qui siamo davvero in tanti. Siamo arrivati al punto in cui a febbraio gli alberghi adibiti alla quarantena di chi faceva ritorno dall’estero erano completamente pieni in tutta la città. Si è quindi iniziata una chiusura “strategica” delle zone a rischio della città: trovo un positivo, isolo il suo building per 48h, faccio test a tutti e se non trovo altri casi libero tutti. Probabilmente avrete visto video di gente chiusa in ristoranti e centri commerciali per lo stesso motivo. Omicron però è diversa dalle altre varianti ed è molto più contagiosa (nonostante sia molto meno letale, ma ciò al governo interessa ben poco) perciò il virus ha continuato a girare. Le 48 ore sono diventate 2+12 (due giorni chiusi con due test e poi liberi ma con test di controllo fino al 14esimo giorno) se non direttamente 14 (14 giorni di isolamento con test)».

Cos’è successo nella zona dove abiti?

«Le zone della città che venivano chiuse nella prima settimana di marzo continuavano ad aumentare, girando in strada sembrava di essere in Squid Game. Il 13 marzo, domenica con 28 gradi, giornata stupenda, esco per brunch e sto fuori fino a sera, tornando a casa trovo l’apocalisse nel mio compound, stanno sigillando tutto e non vogliono farmi entrare, poco importa, in casa ho gli animali e il PC del lavoro, ti pare che mi fermi? Mi dicono che se entro però devo stare dentro 14 giorni, speravo 2+12 ma vabbè entro e mi metto il cuore in pace. Il test si farà il lunedì (ma ovviamente si dimenticano di chiamarmi per farlo) e poi tutti i giorni alle 14 un DaBai (gli omini con le tute bianche) mi chiede se sono libera per fare il test. Mi avete chiuso in casa diciamo che non ho molte alternative a disposizione».

Come ti sei organizzata?

«Dovendo stare in casa due settimane faccio la spesa e già lì vedo le prime cose che non quadrano, pochissimi supermercati fanno servizio di delivery nel mio compound, perché zona a rischio con casi positivi, e quindi faccio un altro tipo di spesa da un magazzino, che ha però consegna 6 giorni dopo (di solito consegnava in mezza giornata), e mi batto ancora la pacca sulla spalla ogni giorno per averne fatta così tanta. Venerdì 18 scendo all’entrata per prendere una boccata d’aria dato che non si poteva neanche andare in giardino a passeggiare, e con mia grande sorpresa (dopo soli 5 giorni su 14 previsti) trovo i nastri della polizia strappati, mi avventuro più avanti in giardino e vedo gente correre come se stesse correndo per la vita verso le scale mobili dove abbiamo l’uscita. Mezz’ora dopo sono fuori con i miei amici a festeggiare.  Sembra che questa chiusura “a macchia” possa funzionare. E invece no. Il 24 marzo, 8 del mattino e un occhio ancora chiuso, esco per andare al lavoro quando una vicina viene verso di me urlando come una pazza: “Chiuso!”. Ho così scoperto che dalla sera prima il mio compound era in lockdown, di nuovo».

«Cerco di organizzarmi, avevo appena ricevuto la grande spesa di cui parlavo e per fortuna perché a questo punto nessun supermercato faceva consegne da me. Vabbè tanto due settimane e sono fuori, e invece… Continuano a chiudere ed aprire persone con criteri che ancora stiamo cercando di capire. Le persone alla guida della municipalità di Shanghai sembrano sotto effetto di droghe, non si capisce più nulla. I positivi aumentano e iniziano a vedersi le prime immagini degli hangar dell’Expo 2010 usati come “quarantine centers”, robe da brividi. Arrivano gli ufficiali di Pechino a prendere il comando della situazione e il 24 marzo dicono “Tranquilli siamo qui per sistemare le cose, di certo non mettiamo la città in lockdown”. Cosa da tutti temuta perché Shanghai non è Cina, Shanghai è intoccabile e non si può mettere in lockdown, sarebbe un dramma a livello economico e politico. Il 27 marzo alla 21,30 viene annunciato a sorpresa il lockdown. Pudong chiusa dal 28 marzo all’1 aprile mentre Puxi dall’1 al 4 aprile. Quattro giorni di lockdown che vuoi che siano? Se non che già si sapeva che non sarebbero mai stati quattro giorni. A me poco cambiava, ero già chiusa da una settimana, ma la gente in città (giustamente) è impazzita per fare scorte. Pudong ha avuto 7 ore di avviso prima della chiusura, Puxi 5 giorni ma praticamente è come se il lockdown fosse cominciato da subito. Il 31 marzo il governo distribuisce una borsa con generi alimentari a gran parte della popolazione.  Il 1 aprile il lockdown di Pudong non finisce e nel frattempo comincia ufficialmente quello di Puxi. Il 5 aprile faccio una scena da pazza alla presidentessa del comitato di quartiere dicendo che se muoio perché non ho cibo ci pensano loro a dirlo al mio Consolato e ai miei genitori. Parolina magica, in un’ora mi raccatta un cartone di uova, patate e carote, pranzo quotidiano ormai».

Sono molto severe le regole in Cina?

«Giusto per chiarire il lockdown in Italia era una passeggiata a confronto. Qui non si esce dalla porta di casa, non si va a fare la spesa, non si porta a spasso il cane, non si va a fare jogging né tantomeno al lavoro con l’autocertificazione. Shanghai è bloccata. Completamente. Quelli che si lamentavano della “dittatura sanitaria” sono invitati a fare un giro a Shanghai al momento».

Qual è la situazione adesso?

«Shanghai, 26 milioni di persone, il 9 aprile contava 24.000 casi asintomatici e mille con sintomi, morti zero. Numeri ridicoli penserete voi. Cosa c’è di tanto tragico allora? A livello mentale intanto il non sapere quando questa cosa finirà. Ci si aspettava un minimo che il Governo mollasse, che Shanghai avrebbe fatto cambiare idea sulla politica degli zero casi, che invece viene perseguita in modo sempre più convinto come fosse una battaglia che bisogna vincere, a tutti i costi, tutti. Emotivamente si è preoccupati non tanto di prendere il virus, che ormai sappiamo benissimo essere una banale influenza, ma il fatto che risultando positivi si viene letteralmente prelevati dalle proprie case e trascinati in questi famosi centri di quarantena, con migliaia di persone positive, condizioni igieniche scarsissime e senza una garanzia di quanto ci si dovrà stare. Il fatto che se hai un animale domestico e risulti positivo il Governo “prende la responsabilità” del tuo animale, cioè lo ammazza, perché ancora pensano che gli animali trasmettano il virus. Il fatto che se hai un figlio e risulta positivo, questo viene mandato a fare la quarantena in ospedali specializzati da solo, indipendentemente dall’età, anche neonati».

«Fortunatamente in questi giorni grazie a numerose polemiche sui social cinesi e al passaparola c’è stata una forte denuncia di questa situazione e sono stati istituiti dei rifugi per gli animali, mentre un genitore potrà fare la quarantena con i figli assumendosi tutte le responsabilità del caso, tra cui la possibilità di risultare positivo. Purtroppo ancora non è stata invece cambiata la politica per quanto riguarda la quarantena degli asintomatici, ancora non potranno passarla a casa ma dovranno comunque andare in uno di questi centri. Non ci sono medici né infermieri perché sono tutti impegnati a testare a ripetizione 26 milioni di persone. Si ha paura perché non si può uscire di casa neanche se si sta male, in parole povere se ti viene un infarto crepi in casa e forse ti trovano a fine lockdown. Gli ospedali sono inaccessibili, niente chemio, niente dialisi, niente medicine, esiste solo il Covid. Questo è il prezzo che si sta pagando».

Temete un’emergenza alimentare?

A livello pratico cibo e acqua stanno diventando un problema. I supermercati sono chiusi e i servizi di consegna sono stati sospesi. Pochissimi driver hanno la licenza per poter consegnare in questi giorni e gran parte del personale dei pochi supermercati disponibili è in lockdown, ci sono tir carichi di prodotti che stanno marcendo fuori Shanghai perché non hanno l’autorizzazione ad entrare in città. Magazzini con tonnellate di prodotti accumulate prima della chiusura che stanno andando a male. Sembra che qualcosa stia iniziando a smuoversi ma non sono giorni facili. Si stanno organizzando acquisti di gruppo e tramite i propri compound e un po’ bisogna accontentarsi perché chiaramente si pensa ai bisogni primari e si prende quello che c’è, ma credetemi anche per quello c’è da starci dietro giornate intere perdendo la ragione. Alle 6 del mattino a cercare di comprare qualcosa dalle poche app disponibili che ovviamente sono impallate perché troppa gente cerca di trovare qualcosa da portare a casa.

Poi il tutto dipende ovviamente dalla zona della città in cui si vive, dal management del proprio compound, ecc.
Per questo in alcuni compound, chiusi da circa un mese la gente sta iniziando a rivoltarsi all’organizzazione e ai DaBai, non c’è accesso ad acqua potabile, e bisogna aspettare che il governo consegni qualcosa da mangiare ma senza sapere né se né quando arriverà. La situazione è surreale e personalmente credo che stiamo vivendo uno dei momenti più bassi che Shanghai abbia mai visto».

La conclusione di Greta è amara…

«Il 10 aprile 2022, lockdown a Shanghai, una delle città più grandi e ricche al mondo. Siamo pieni di soldi eppure siamo tornati al baratto, a scambiare il detersivo dei piatti per i noodles o una bottiglia d’acqua per le cipolle. Fa rabbia ed è frustrante sapere che il cibo è lì, c’è, ma non puoi averlo neanche pagando tutti i soldi del mondo per via di una convinzione deleteria. Torniamo ad apprezzare le piccole cose di questi tempi e quindi questa box di verdure, il primo ordine che finalmente è arrivato tramite il compound oggi è il mio motivo per avere una buona giornata. La mia azienda è anche riuscita a comprarmi un chilo di carote quindi oggi festa grande. Sperando finisca presto e si ritorni alla normalità, ma quella vera».

Greta Bianchi Shangai

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Pubblicato il 12 Aprile 2022
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