La piazza più attraente e rischiosa per i bambini

Non lasceremmo mai nostro figlio da solo in un luogo sconosciuto con miliardi di persone. Eppure spesso, con lo smartphone, accade

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C’è una piazza aperta al pubblico dove ad ogni ora del giorno, a volte anche di notte, confluiscono e si ritrovano bambini e ragazzi preadolescenti. Ci possono entrare anche gli adulti, ma raramente sono i loro genitori, perché in quel momento sono ancora al lavoro, al supermercato o semplicemente sono in un’altra piazza, che loro preferiscono. Spesso partono come piccoli gruppi di amici e tutti possono portarne di nuovi. È fighissimo. Quando entri nella piazza ricevi una bacchetta magica, gratis. Chi cerca amici, ne può trovare sempre di nuovi da ogni parte del mondo e la bacchetta, che non si esaurisce mai, si ricorda tutti quelli che hai incontrato, dove sei stato, a che ora, cosa hai fatto. La piazza è stata progettata da un architetto militare per mantenere sempre in contatto tutti i presenti, che hanno a disposizione muri enormi, sembrano infiniti, in cui scrivere, disegnare, lasciare poster delle proprie immagini, vedere quelle degli altri e anche appendere dei video. C’è chi ci mette la band del cuore o la storia dell’ultima bravata. Piacciono  molto le cose che altrove non si possono fare o dire. È liberante, e se ti piace giocare a nascondino, puoi inventarti un nome e cognome nuovo, anche mettere una maschera che ti fa sembrare di un’età diversa, meglio se più grande, così a nessun viene l’idea che sotto i panni nuovi ci sia un bambino. Basta un tik-tok della bacchetta e il gioco è fatto. All’inizio ci andavano gli adolescenti e ogni tanto si intrufolava, vestito da genitore e fratello grande, qualche furbetto più giovane. Adesso che l’età di ingresso si è abbassata, se non ci vai, magari ti prendono in giro, e anche tu pensi di perderti la festa. La piazza ha tantissimi indirizzi che cominciano con il prefisso www…
(Foto di asderknaster da Pixabay)

Il processo evolutivo verso la maturità è continuo e marcato da passi simbolici. La prima volta per … andare a scuola autonomamente, dormire fuori casa o restarci da soli, partecipare al camp residenziale di una settimana, uscire la sera fino a mezzanotte, avere il primo motorino e naturalmente avere la patente per l’auto. Da quando è arrivata internet, si è aggiunto anche il momento in cui avere il primo smartphone personale, lo strumento di accesso alla piazza globale per l’esperienza umana più straordinaria in termini di conoscenza, comunicazione e socializzazione e quindi anche di confusione, disinformazione, dipendenza e controllo, che ci sia mai stata.

I rischi, come effetti collaterali, di un accesso prematuro includono scarso sonno, scarso rendimento scolastico, relazioni tese tra genitori e figli e aumento di ansia/depressione. Lo spiega bene la pediatra Tiziana Romano: “Il piacere e la dipendenza che creano i dispositivi tecnologici sono dovuti alla sovra-stimolazione del sistema dopaminergico che regola il meccanismo della gratificazione nel cervello. Quando con un tocco, il bambino riesce a far accadere cose che gli piacciono e lo divertono, con una modalità ripetuta molte volte e per lunghi periodi, si crea una vera e propria dipendenza, con relativa crisi di astinenza ed atteggiamenti violenti, autolesionisti e ansiosi in assenza del cellulare”. I rischi si estendono a sedentarietà e relativa obesità, disturbi della vista, secchezza e irritazione degli occhi, da minore battito delle palpebre, ridotto senso del limite, problemi di attenzione e di apprendimento, riduzione delle capacità di astrazione e linguistiche e di capacità di leggere la comunicazione non verbale, e quindi sviluppare l’intelligenza emotiva.

Le variabili fondamentali sono il tempo e cosa è possibile fare. Sotto i due anni di età, massimo 20 minuti al giorno, 1 ora fino ai cinque anni, niente o controllato accesso ad internet sotto i dieci e modalità di “contenimento” prima dei 14 anni, sono le linee guida generali degli esperti, sempre più inascoltati.

L’accesso al cellulare in modo episodico e limitato non è un problema. Il vero salto di qualità è averne uno proprio. Spesso al momento della Cresima, per chi la fa, lo Spirito Santo discende portando in dote anche il primo cellulare personale per molti di quelli che “ancora” non ce l’hanno. Stabilito che, pur non essendo un giocattolo, ormai fa parte dello stile di vita di tutti, è bene attrezzarsi per tempo per dialogare sul tema coi nostri figli e nipoti e stabilendo un patto con limiti e responsabilità note e condivise.

Come dice il mio amico Alessio Vaccarezza: “Ci sono molte professioni e ruoli veramente difficili, in cui si è messi costantemente alla prova. Fare il genitore, è il più difficile”. Nessuno è maestro per gli altri o dovrebbe arrogantemente dire ad un genitore cosa è meglio fare. Ogni contesto, ogni figlio è unico. Conta molto di più la maturità dell’età anagrafica, sono più importanti le cose che spesso non si vedono, di quelle che appaiono sulla superficie dei comportamenti. Un modo per valutare il livello di maturità famigliare è porsi una serie di domande del tipo:

– Mio figlio ha veramente “bisogno” di essere in contatto per motivi di sicurezza o sociali?
– Riuscirà a superare il concetto di limiti per i minuti di collegamento e per le app scaricate?
– Mi posso ragionevolmente fidare che non scriva durante la lezione, non disturbi gli altri con le conversazioni e non utilizzi le funzioni di testo, foto e video per mettere in imbarazzo o molestare gli altri?
– Sarò in grado di dare l’esempio col mio comportamento sui limiti che ci siamo dati (orari cell-free, no mentre si cammina o guida, etc.).

Bill Gates, un signore con una certa conoscenza della tecnologia, ha dato il primo cellulare ai suoi 3 figli dopo i 14 anni, quando avevano dimostrato di essere in grado di avere il livello adeguato di auto-controllo e soprattutto imparato ad apprezzare il valore della comunicazione faccia a faccia in presenza. Non lasceremmo mai nostro figlio prima di una certa età in una piazza fisica da solo in mezzo a miliardi di persone, ma se pensiamo di essere più smart di “Guglielmo Cancelli” e che lo siano anche i nostri figli, lo smartphone può arrivare certamente anche prima, magari con qualche accorgimento:

– Iniziare con uno smartwatch con scheda SIM per chiamate bidirezionali
– Utilizzare, bene e in modo trasparente, le app di controllo parentale
– Stabilire delle regole condivise, magari anche con i genitori degli amici più cari
– Prevedere cosa fare di divertente e stimolante per i momenti senza cellulare

“Circondatevi di persone che vi fanno dimenticare di avere un cellulare”, anonimo.

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Pubblicato il 15 Maggio 2022
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