Da Illanz a Disentis nel cuore della Via Francisca Svizzera
Tappa lunga e molto impegnativa con tanto dislivello e continui saliscendi. Come accoglienza l’abbazia di Disentis, punto strategico del pellegrinaggio storico
Trentun chilometri con 750 metri di dislivello sono davvero molto impegnativi. Oltretutto lungo un percorso non dei più suggestivi. Due elementi senza dubbio positivi: il meteo che ancora una volta viene contraddetto nelle sue previsioni e che ci regala un’altra giornata di sole nemmeno tanto calda e un susseguirsi di piccoli villaggi e paesi che offrono possibilità di approvvigionamento d’acqua e anche cibo all’occorrenza. La valle attraversata dal Reno Anteriore ci costringe a sali scendi continui con gli ultimi chilometri di sola salita per arrivare ai 1.135 di Disentis.
Partenza prima delle otto con abbondante colazione nei locali de L’angolo dei sapori aperto da Daniele nel 2019, pochi mesi prima dello scoppio della pandemia. Lui è calabrese e lavorava nell’edilizia a Coira da 13 anni. Quando ha visto quei locali vicini alla stazione di Rueun che venivano dati in affitto non ci ha pensato su molto e li ha presi. Ristorante pizzeria, manco a dirlo con impronta calabra e poi cinque stanze per un hostel. I prezzi sono più economici che altrove con un servizio essenziale ma buono.
In meno di due ore eravamo a Tavanasa e dopo un’altra ora e mezza per arrivare a Trun per una prima pausa. Il piede destro mi dava fastidio e sapevo dei rischi di indossare scarponi pesanti per lunghi tragitti e così la vescica bella grossa sotto l’alluce non è una vera sorpresa, ma di certo sarà una pessima compagna di viaggio. Ero riuscito a scansarle negli ultimi tre cammini e stavolta invece eccola qua puntuale. Di buono c’è che all’uscita del paese c’era una fontana perfetta per infilare i piedi malgrado un’acqua gelida da far paura.
La ripresa è di quelle da outfit ridicoli con i sandali e solo il calzino nel piede destro. Il cammino è tante cose insieme e anche la sofferenza è un ingrediente tra i più comuni seppur non amato. Mancano 7 chilometri a Cumpadials che ci siamo dati come riferimento per una seconda sosta verso l’ora di pranzo. Ci arriviamo dopo le 14 e con la lingua di fuori perché il tracciato compie una delle scelte discutibili facendoci scendere di 150 metri per poi farceli risalire dopo poco. Una condizione che a inizio cammino nemmeno si sentirebbe, ma dopo oltre venti chilometri la cosa è diversa.
Si stringono i denti e una volta nel bosco dopo il piccolo villaggio incontriamo una nuova sorpresa. Una frana ha tirato giù il sentiero e così è stata costruita una alternativa con una grande maestria e un sapiente uso del legno, ma di nuovo un bel su e giù di circa cinquanta metri oltre ad allungare di qualche centinaio di metri il sentiero. Gli ultimi quattro chilometri si sa, sono i più difficili, sempre. Quale che sia la distanza percorsa hanno sempre quel sapore particolare e sembrano non finire mai. Oggi è valso doppio e ci abbiamo messo tutta la possibile energia.
Il regalo per la fatica è stato anche nella scelta dell’accoglienza. L’abbazia di Disentis è bellissima e le camere sono uno spettacolo con uno stile sobrio in legno ed una grande eleganza. Non hanno certo i costi di un ostello o di un convento in Italia. Qui dormire e prima colazione in una camera doppia costa 160 franchi in due, ma la sistemazione è ottima.
“L’abbazia di Disentis – come racconta Wikipedia – venne fondata nell’VIII secolo. Secondo la tradizione fu san Sigisberto, un monaco franco compagno di San Colombano, ad erigere il primo nucleo monastico attorno al 700, grazie anche all’aiuto offerto da Placido, un signore del luogo. Placido venne ucciso da sicari mandati da Victor, che era governatore della Rezia. Placido e Sigisberto sono patroni dell’abbazia assieme a santa Maria, san Martino, san Pietro. I due santi sono festeggiati l’11 luglio”.
La struttura ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo del pellegrinaggio dal centro Europa e poi dei traffici economici. Collocata alle pendici del passo del Lucomagno aveva una posizione strategica. La riscoperta dello storico cammino che venne rinominato Via Francisca ha nell’abbazia un perno centrale. Ed anche per questo abbiamo scelto di dormire qui. Oggi di quella storia resta qualche segno anche nella toponomastica all’interno della struttura che ha di tutto. Il desiderio di riposo danza con la preoccupazione della tappa di domani, con i quasi 23 chilometri e i 1.200 metri di dislivello. Un percorso quasi interamente in salita in cui sarà necessario dosare bene le energie. La sveglia suonerà prima e alle 7.30 si partirà. Ogni giorno mezz’ora prima con la speranza di avere ancora bel tempo.
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