Caro studente, tu vali di più di un “semplice” voto!

La rubrica settimanale "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane

Generico 17 Oct 2022

Dalle conoscenze alle competenze

Nell’ultimo decennio si sta gradualmente passando dal valutare le semplici conoscenze (il “sapere”) alle ben più articolate competenze (il “saper fare”); sono soprattutto la modernità, e il mondo del lavoro in particolare, ad aver spinto la didattica in tale direzione.

Le indicazioni ministeriali sono nette (seppur espresse in lingua burocratese-pedagogica), mentre a mio avviso le finalità di questa metodologia sono discutibili, o meriterebbero alcuni distinguo. Ha senso, ad esempio, per uno studente del liceo classico mettere in soffitta le conoscenze pure? E poi, un altro aspetto che poco condivido: perché, nelle lezioni su un nuovo argomento, dovremmo partire da una cosiddetta situazione-problema? Per abituare gli adolescenti al problem solving, si dirà. Ma di problemi da risolvere ne hanno già abbastanza fuori da scuola. Peraltro tale impostazione può andare bene talvolta per le materie scientifiche, ma di rado per quelle umanistiche. Si rischia di banalizzare (con ricerche, lavori di gruppo, fantomatiche “esperienze laboratoriali”) o di livellare al ribasso; e valutare le “competenze” è in teoria attività più complessa del valutare le conoscenze.

Su tale questione, sabato 15 ottobre a Milano si è tenuta l’annuale “Giornata salesiana della scuola”. Si sono ritrovati docenti e presidi di ogni ordine (dalle elementari alle superiori), degli istituti di Lombardia, Emilia Romagna e Canton Ticino. In totale, circa 500 persone hanno avuto l’occasione di riflettere proprio sulla valutazione.

Conoscere la persona per valutare lo studente

Dagli interventi dei vari relatori, ciò che è emerso di comune si può riassumere in due punti principali.

Il primo ha a che fare con la collaborazione tra docenti, specie nel gruppo di materia: il sistema valutativo va condiviso e messo in atto in modo omogeneo, confrontandosi tra colleghi e facendo riferimento a una comune “griglia” di parametri. Il secondo aspetto rilevante è che il momento valutativo è uno dei più importanti per l’allievo, e dei più delicati per il docente.

Lo scorso giugno ho fatto un calcolo totale delle mie verifiche annuali: erano circa 1.000, per le quali – calcolando un tempo approssimativo medio di correzione di almeno 10 minuti – fanno almeno 170 ore dedicate a correzioni e valutazioni. Ma al di là del tempo tecnico impiegato (oltre 1 mese di lavoro extra-aula, che è già una risposta alle tanto criticate “settimane di vacanza” dei docenti), vi è alla base una linea quotidiana di accompagnamento, tanto soffusa quanto essenziale. L’intervallo mattutino o la pausa pranzo sono occasioni preziose per chiacchierare liberamente con gli studenti: mi piace avvicinarmi alle loro passioni, alla loro situazione familiare, ai loro hobby e – da studioso di linguistica – al gergo adolescenziale, sempre mutevole e variopinto; o ascoltare le loro domande, che spesso sono una ricerca di consigli scolastici o sentimentali. A volte per loro è sufficiente che qualcuno li ascolti, senza giudizi né pregiudizi.

Al di là dei necessari criteri ufficiali di valutazione, la mia linea è questa: bisogna conoscere prima la persona, per poi valutare lo studente in modo adeguato. Agli studenti bisogna “interessarsi”: l’etimologia latina ci suggerisce che significa “stare in mezzo” a loro, “partecipare” alla loro vita. Può così capitarmi che una verifica – tecnicamente da 7 – io la abbia alzata a 7.5: la ragazza si era assentata tre settimane dalle lezioni per motivi di salute. O può capitarmi qualcosa di estremamente inatteso e gratificante: che talvolta torni a salutarmi un ex allievo a cui avevo dato un 3. La valutazione era stata dura, ma il rispetto e l’interesse reciproco erano stati compresi, e sono rimasti immutati.


Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.

Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Ottobre 2022
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Commenti

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  1. Marco Elia 69
    Scritto da Marco Elia 69

    Il prof Introini è un fenomeno, sa valorizzare temi che a prima vista sembrano noiosi.
    Se il prof sta leggendo questo commento i miei più sentiti complimenti

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