“Ovidio Cazzola, mio padre, un umanista votato all’architettura”

Il discorso del figlio Paolo è stato il più importante e leale tributo a un uomo che ha vissuto fino all'ultimo l'amore per la sua città, e la sua biografia più dettagliata e sincera. Ve lo riportiamo integralmente

A Biumo i Funerali di Ovidio Cazzola

Il discorso del figlio Paolo è stato il più importante e leale tributo a un uomo che ha vissuto fino all’ultimo l’amore per la sua città, e la sua biografia più dettagliata e sincera. Ve lo riportiamo integralmente

Personalmente sento forte il dovere di ringraziare, anche a nome di Ovidio, i reverendi sacerdoti, le autorità presenti, gli amici, i colleghi, e i rappresentanti dei molti mondi ai quali lui si e’ affacciato nel corso della sua lunga carriera.

L’ordine degli architetti della provincia di Varese, per lui venerabile, il sud amatissimo Rotary club, Italia Nostra, gli Amici del Sacro Monte, la Societa’ Storica Varesina, gli amici dell’Universita’ dell’Insubria, le Acli e le sue tante costellazioni di impegno cattolico e sociale, gli Amici della Terra, le molte piazze di confronto sindacale, cooperativo e politico frequentate, sono state, per Ovidio, tutti tentativi di interpretare l’urbanistica come l’arte di costruire gentilezza in città.

Un umanista votato all’architettura, insomma, e che dell’architettura umanista ha fatto il piu’ formidabile strumento per tentare di scuotere dalla polvere le diverse sensibilita’ di ordini professionali, enti locali, curie arcivescovili, sovrintendenze e movimenti politici, oltre alle coscienze di chiunque, insieme a lui, non si fosse rassegnato all’idea di vedere l’uomo piegato a misura di città, ma immaginasse piuttosto città rimodellate a misura d’uomo.

Il temperamento mite, ma battagliero, ne ha tratteggiato talvolta una figura a tratti spigolosa ed ingombrante.

E anche nelle stanze dei bottoni, quanti i bottoni saltati dalle poltrone per l’ostinata tensione di Ovidio nel voler perseguire la via più lunga o più difficile, purche’ fosse anche la piu’ diritta. Pure a costo di personali rinunce che, fra i molti lasciti possibili, vedono, in quello artistico e culturale, i patrimoni piu’ ingenti che oggi cede per sempre alla sua citta”.

Una citta” che, sin dagli anni della giunta Ossola, lo ha assorbito integralmente, cosi’ come integralmente è rimasto assorbito, sino a 3 giorni fa, dall’ossessione per il restauro – tardivo, ma non impossibile – del castello di Belforte al cui progetto si e dedicato anima e corpo.

Lui cattolico umile, lui architetto innamorato, lui rotariano orgoglioso, lui politico varesino libero, lui padre che, persino nelle occasioni conviviali, era piu’ incline a trattare temi di impegno civico e a regalare idee piuttosto che elargire a brindisi e luoghi comuni.

Aperto al dialogo asciutto e franco, attento ad ascoltare ogni istanza anche diversa dalla propria, idealista inclusivo verso i piu’ fragili e totalmente incapace di conformarsi a ragioni contrarie a cio’ che considerava il bene comune, lo abbiamo visto consumare i suoi ultimi anni di attivita’ politica con uno spirito di servizio verso la citta’ che ha fatto sempre scivolare al secondo posto gli interessi di parte o di partito e, in coda, quelli privati.

E proprio privatamente, con quell’onesta’ intellettuale che ha sempre contraddistinto Ovidio, farei torto alla sua memoria se lo dipingessi ora, per puro spirito di circostanza, come il piu’ morbido fra i padri possibili.

No! Non è stato facile essere il figlio dell’architetto Cazzola, il gigante della famiglia. Ma mentirei a me stesso se nascondessi che è stata, sopra ogni altra esperienza, quella che piu’ ha determinato in me il desiderio di seguirne l’esempio nel fare sempre – seppur nei limiti delle mie minori capacita’ – scelte altrettanto libere, appassionate ed il più possibile coerenti con quegli ideali di giustizia sociale a lui tanto cari. Ne è solo parziale testimonianza la protezione civile e l’associazione nazionale carabinieri, qui presente al nostro fianco, che Ovidio, insieme alla mamma, mi ha sempre incoraggiato a servire quale forma di dovere civico irrinunciabile verso la comunita’ di appartenenza.

È quindi con profonda gratitudine – anche a nome della mamma, di Roberta con Emanuele, Michela, Anna, Viola ed Irene, di Luigi, Alberto ed Elisa e di tutti i congiunti che gli sono stati cari – che mi rivolgo a quanti hanno voluto percorrere insieme all’architetto, ad Ovidio, al papa’, un pezzo condiviso di strada, consentendogli di esprimere al meglio, nei molti consessi che lo hanno accolto, tutto l’amore possibile per la sua Varese. Comunque andra’ Varese da domani, anche senza Ovidio fisicamente presente a battagliare al nostro fianco.

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Pubblicato il 09 Dicembre 2022
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