“Keynes l’eretico” rivive in un libro di Giorgio La Malfa

Presentato a Casa Campari il saggio dedicato al grande economista John Maynard Keynes

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Fine febbraio, un po’ in anticipo sui 140 anni dalla sua nascita, rivive nella lobby di Casa Campari, adiacente alla prestigiosa Gallery, testimone della sua storia e collocata nel corpo dello stabilimento di Sesto San Giovanni del 1904, abilmente ristrutturato, la figura di John Maynard Keynes , l’economista che ha rivoluzionato il mondo economico con le sue teorie.
Come rivive? Attraverso il libro di Giorgio La Malfa “Keynes l’eretico” oggetto dell’incontro organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera con la partecipazione di Ferruccio de Bortoli, suo presidente, e di Luca Garavoglia, chairman del Gruppo Campari.
Naturalmente è La Malfa il fulcro del dibattito, il suo libro, una raccolta di saggi tramite i quali analizza il pensiero dell’economista che negli anni 30, in quella che fu definita la grande crisi, ebbe l’intuizione di formulare teorie rivoluzionarie con l’intento di risolvere le distorsioni che avevano accompagnato il capitalismo, cita che il termine eretico è un’auto definizione emessa in una conferenza tenuta nel 1934, nella quale veniva rilevata l’incapacità della società di attuare un’equa ripartizione delle risorse. In economia sostanzialmente si confrontano due correnti di pensiero, l’una ritiene che il capitalismo si autoregoli, pur con molti scricchiolii, l’altra sostiene che solo l’intervento della Stato abbia la capacità di correggere le storture generate dal sistema.
Keynes si pone in una posizione diversa: la sua ispirazione non è solo economica, è più politica, sostiene che il capitalismo vincente è quello riformato, giustifica la spesa pubblica ma non la incoraggia, ritenendo comunque che solo un delicato equilibrio fra liberismo e spesa statale abbia il potere di evitare l’apertura insidiosa delle diseguaglianze che inevitabilmente si generano in modo drammatico nei momenti di crisi.
È scontato che il discorso da storico e di analisi del pensiero del grande economista slitti verso la situazione attuale, De Bortoli sottolinea che l’economia è una branca della sociologia ed è necessario che questa appartenenza sia sempre considerata fondamentale per evitare il distacco fra mondo accademico e mondo economico. Garavoglia entra nella valutazione della crisi attuale, ormai in corso dal 2008 con i subprime. Sostiene che ci deve essere un uso combinato della politica fiscale e di quella monetaria, è impressionante la crescita del deficit degli stati, soprattutto se si confrontano i dati consolidati fra il 2003 e il 2022, fondamentalmente è pessimista intorno alla possibilità di raggiungere l’equilibrio ipotizzato da Keynes.
Le diseguaglianze sono in aumento, diminuiscono il lavoro e le collettività, mentre si è espanso il capitale e intervenire con la leva fiscale è molto pericoloso. De Bortoli interviene per porre in evidenza, rimanendo in Italia, lo scandalo del 110%, sul quale le voci critiche sono state poche e fievoli.
La conclusione non poteva che essere di La Malfa che si affaccia sull’Europa di oggi. Chi ha un disavanzo della bilancia dei pagamenti non può pretendere di vivere alle spalle degli altri, ma anche chi è in attivo è in difetto, deve importare in misura più elevata dai Paesi in sofferenza al fine di riequilibrare il sistema. La moneta unica presupporrebbe un sistema fiscale unico, ma ciò non accade e tale distorsione incide negativamente sullo sviluppo.
Sia ben chiaro che Keynes si proponeva di conservare non di distruggere. Allora come oggi occorreva risolvere il problema della disoccupazione, la cui soluzione avvantaggia tutti, imprese e lavoratori, innescando una sempre maggiore vitalità del mercato. La carrellata è stata esauriente e comprensibile anche per i non adepti al complesso mondo dell’economia, di certo diventa evidente perché oggi, dopo essere stato accantonato per alcuni lustri, Keynes sia tornato in auge e le politiche keynesiane siano state riesumate; forse la grandezza sta proprio in questo: riuscire a essere profetici e innovativi. Keynes lo è stato.

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Pubblicato il 05 Marzo 2023
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