Superbonus e crediti incagliati, Ance: “C’è spazio per una liquidazione immediata dei crediti bloccati”
I benefici delle incentivazioni fiscali hanno avuto un effetto positivo su Pil e occupazione. Secondo i costruttori, gli incentivi edilizi vanno inseriti in un progetto politico ambizioso, consapevole e di lungo termine

La vicepresidente di Ance (Associazione nazionale costruttori edili), Vanessa Pesenti, ha tenuto un’audizione alla Commissione Finanze del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti d’imposta.
Durante l’audizione è stato evidenziato che un efficace sistema di incentivi fiscali rappresenta un elemento indispensabile di una politica industriale per il settore delle costruzioni che permetta di rinnovare le città italiane, di offrire la possibilità alle famiglie di vivere in case adeguate alle proprie esigenze e, più in generale, di dare un contributo determinante alla crescita e all’occupazione del nostro Paese.
IL PROBLEMA DEL BLOCCO DELLA CESSIONE DEI CREDITI
È stato affrontato il blocco della cessione dei crediti, che sta creando difficoltà a imprese e famiglie, ribadendo che i bonus edilizi sono un potente strumento per stimolare il Pil e creare occupazione. Un terzo dell’aumento del Prodotto interno lordo è stato attribuibile alle costruzioni con 250 mila posti di lavoro creati nel settore delle costruzioni in due anni di cui 170 mila grazie ai bonus fiscali.
Secondo l’associazione di categoria, servono incentivi efficaci per raggiungere gli obiettivi di riqualificazione energetica degli edifici: la direttiva europea sulle case green impone un ritmo di riqualificazione di circa 180.000 edifici all’anno vale a dire un ritmo simile a quello raggiunto negli ultimi due anni con Superbonus e cessione del credito. Con il sistema di incentivi in vigore fino al 2019, il ritmo di riqualificazione era inferiore ai 3.000 edifici all’anno. La cessione del credito è uno strumento indispensabile per assicurare che tutte le famiglie possano riqualificare la propria abitazione.
I BONUS NON SONO ANDATI A VANTAGGIO DEI RICCHI
Ance sostiene che, contrariamente a quanto affermato da alcuni osservatori, il Superbonus è il bonus edilizio che ha beneficiato di meno ai “ricchi” ed è stato invece quello al quale hanno potuto accedere maggiormente le famiglie meno abbienti, come evidenziato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB). Inoltre, sempre secondo l’UPB, si è intervenuto soprattutto sulle prime case e non sulle seconde case, come alcuni osservatori avevano ipotizzato.
Lo strumento della cessione del credito ed una percentuale elevata di agevolazione per Ance vanno quindi mantenute per le famiglie meno abbienti, trovando un equilibrio tra politiche di riqualificazione energetica e sostenibilità della finanza pubblica, anche alla luce del recente parere di Eurosta. A questo si aggiunge, la qualificazione degli operatori che intervengono su cantieri che beneficiano di incentivi statali è un elemento imprescindibile.
IL CREDITO DI IMPOSTA È MEGLIO DELLE DETRAZIONI
Il maggior vantaggio del credito di imposta, sottolinea Ance, rispetto alle deduzioni o alle detrazioni dalle imposte sul reddito è la ampia possibilità di utilizzo. Infatti il credito di imposta consente, in modo trasversale, di coprire il versamento di diverse imposte e contributi, potendo, mediante la compensazione, ridurre tutte le posizioni debitorie in ambito fiscale e contributivo facenti capo al beneficiario. Però, per essere uno strumento di incentivazione efficace e per massimizzarne gli effetti positivi, i crediti d’imposta devono possedere alcuni fondamentali requisiti: una circolazione diffusa, un utilizzo pieno, una stabilità nelle regole, il superamento delle limitazioni alla loro compensazione, nel senso che la compensazione deve essere possibile anche in presenza di cartelle esattoriali notificate e non deve essere soggetta ad alcun limite di importo massimo annuale.
DUE QUESTIONI DA RISOLVERE
Ad oggi le questioni imprescindibili per Ance sono due: La prima è risolvere il dramma legato ai cd. crediti “incagliati” che colpisce famiglie e imprese. Contribuenti che, per altro, hanno agito sino ad oggi in totale buona fede confidando sulla certezza del diritto, che dovrebbe caratterizzare, in linea di principio, ogni intervento normativo. La seconda è adottare un’ottica lungimirante, che guardi alla transizione ecologica e alle caratteristiche del nostro patrimonio immobiliare e che sappia inserire gli incentivi edilizi in un progetto politico ambizioso, consapevole e di lungo termine.
LA SOLUZIONE C’È
Nei giorni scorsi, l’Istat ha rivisto le stime sugli effetti dei bonus sui conti delle amministrazioni pubbliche per il triennio 2019-2021, alla luce delle indicazioni di Eurostat sul trattamento contabile dei crediti d’imposta che hanno determinato una diversa qualificazione degli stessi rispetto al 2019, con il passaggio da “non pagabili” a “pagabili”. Questo non muta l’impatto complessivo degli incentivi sul deficit, ma ne comporta una differenza in termini di incidenza temporale. Oramai si è capito che quando la misura è classificata “pagabile”, l’impatto sull’indebitamento si concentra esclusivamente e totalmente nel primo anno (quello di sostenimento della spesa agevolata). Cosicché la riclassificazione dei bonus, da “non pagabili” a “pagabili”, ha determinato un peggioramento del deficit imputabile agli anni scorsi, dal 2020 al 2022, ma ha migliorato il deficit degli anni futuri. In definitiva, secondo i costruttori, i dati Istat hanno chiarito che i crediti derivanti dai bonus edilizi sono già stati contabilizzati nel bilancio dello Stato e quindi c’è spazio per una liquidazione immediata dei crediti incagliati in capo a famiglie e imprese.
(Fonte Ance nazionale)
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