25 Aprile: storie vere dall’ottobre di sangue nel Varesotto del 1944

A pochi giorni dalle celebrazioni del 25 Aprile Giuseppe Geneletti ripercorre le vicende dei partigiani del Varesotto che culminarono con 16 fucilazioni

Generico 17 Apr 2023

A Bodio Lomnago, comune sulla sponda meridionale del lago di Varese, davanti alla Villa Puricelli si toccano due strade: via Bartolomeo Baj e via Giuseppe Brusa (foto). La prima, dritta come l’autostrada Varese-Milano, prima in Italia e progettata dall’ingegnere che diede il nome alla villa, si dirige verso Galliate Lombardo, la seconda si stringe a budello in discesa, arrivando fino alla base della collina della Rogorella. Sono unite, come lo furono in vita e in morte le sorti dei due di cui portano il nome, fucilati il 4 ottobre 1944 presso il roccolo della Villa stessa, dove si trovava un distaccamento della 121° Brigata Garibaldi “Gastone Sozzi”. È l’evento che diede inizio, tra fughe, delazioni, torture e stragi, all’ottobre di sangue in provincia nel 1944.

Ricostruiamo, nella ricorrenza del 78° Anniversario della Liberazione, questa storia locale, con l’ausilio dell’Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia e delle schede della storica Roberta Cairoli. L’Atlante è una delle iniziative finanziate con il “Fondo italo-tedesco per il futuro”, dal Governo della Repubblica Federale Tedesca per elaborare un’analisi critica della storia e dell’esperienza dei rapporti fra i due Paesi nel corso della Seconda guerra mondiale. La banca dati, costruita in collaborazione dall’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (INSMLI) e dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia (ANPI), ha permesso di definire un quadro completo degli episodi di violenza contro i civili commessi dall’esercito tedesco e dai suoi alleati fascisti in Italia tra il 1943 e il 1945.

Cronistoria, Varesotto, 1944.

30 settembre
I partigiani a Malnate assaltano la Casa del Fascio per recuperare dei documenti; vengono scoperti e nello scontro a fuoco, uccidono il commissario prefettizio Felice Macchi; fuggono, portandosi dietro Aldo Battistella, un milite della XVI Brigata nera “Dante Gervasini”.

4 ottobre
All’alba, Battistella, durante il trasferimento dal Roccolo della villa Puricelli alla base dei partigiani nel luinese, fugge e rivela il nascondiglio dove era stato portato
La sera dello stesso giorno, un gruppo di militi dell’Ufficio Politico Investigativo (UPI) della Guardia Nazionale Repubblicana (Gnr), al comando del sottotenente Carlo Rizzi, circonda il “Roccolo” e cattura Gianfranco Corradi “Gianni”, 26 anni, responsabile del nucleo Gruppo d’azione patriottica (Gap), Bartolomeo Bai, “Barbis”, e Giuseppe Brusa, “Pino”
Baj e Brusa vengono fucilati sul posto e Corradi, condotto a “Villa Triste”, in via Dante 2 a Varese, sequestrata agli industriali Dansi, e sede dell’Upi della Gnr.
Qui i partigiani e gli antifascisti, catturati dalle bande repubblichine, venivano sottoposti a brutali trattamenti con le sferzate del “gatto dalle sette code” un arnese con prolunghe metalliche che piagavano il corpo sul letto di contenzione attraversato dai fili elettrici. Corradi cede alle torture e fa importanti rivelazioni.

5 ottobre
Quattro persone in abiti borghesi poco dopo le 8:00 partono da Villa Triste con una Topolino. In realtà, sono milizie guidate dal comandante dell’Upi, Giovanni Battista Triulzi, 36 anni. Con lui ci sono Carletto Malnati, Giovanni Seveso e Baiardo Frati
Si recano a Capolago, in un luogo e ora indicati da Corradi, dove era atteso da Walter Marcobi “Remo”, il comandante della 121° Brigata Garibaldi “Gastone Sozzi”
Marcobi, colto di sorpresa, tenta di allontanarsi. Seveso e Malnati fanno fuoco, Frati colpisce il bersaglio, che fugge e verrà ritrovato morto ore dopo a Varese
Finisce nella retata anche Giovanni Pavan “Libero”, nome di copertura di Antonio Cetin, istriano di 42 anni, commissario politico della 121° Brigata
Nelle stesse ore a Varese, Renè Vanetti, comandante della 148° Brigata “Giacomo
Matteotti”, viene sorpreso e ucciso in Viale Belforte, a Varese, da due avieri della Repubblica Sociale Italiana

7 ottobre
Nei giorni precedenti, Corradi rivela anche l’identità di Aldo Chiosi, un luinese di 40 anni, in contatto con la formazione partigiana autonoma “Lazzarini”, comandata dal capitano dell’aeronautica Giacinto Lazzarini
Chiosi viene catturato dalla Gnr e rivela l’attività e la dislocazione della Banda, in Voldomino, alloggiata in una cascina in località Gera
Alle 7.30 del 7 ottobre, due compagnie della Scuola Allievi Ufficiali della Gnr di Varese, fra cui la IV, detta “Compagnia del Terrore”, sorprendono 19 partigiani in una piccola stalla a pochi metri dalla cascina della “Gera”
Il colonnello Enrico Bassani, comandante della Scuola, lascia al sottotenente Carlo Rizzi la facoltà di soprassedere alla fucilazione “per quegli elementi che potevano interessare”
Dodici vengono fucilati, in località diverse, per dare un monito alla popolazione: alla “Gera”, Sergio Lozzo, Alfredo Carignani, Flavio Fornari e Pietro Stalliviere; a Brissago Vlatravaglia, Giacomo Albertoli, Carlo Di Marzio, Dante Girani, Carlo Tappella e Gianpiero Albertoli; alle Bettole di Varese, presso l’ippodromo, i più giovani: Elvio Coppelli, 20 anni, Evaristo Trentini, 23 anni e Luigi Ghiringhelli, 20 anni, i cui corpi vengono abbandonati “scamiciati e scalzi” sul prato sotto la pioggia per due giorni.

Il bilancio definitivo dell’ondata repressiva che si è abbattuta sul movimento partigiano varesino a ottobre è molto pesante: 16 fucilati, 52 arrestati fra gappisti della 121° Brigata Garibaldi “Gastone Sozzi”, partigiani della “Lazzarini”, componenti del Comitato democristiano, sovvenzionatori della Banda, alcuni antifascisti di Malnate e un consistente gruppo di antifascisti nella zona di Tradate.

Epilogo. Il 21 gennaio 1947, il Tribunale del Popolo, presso la sezione speciale della Corte d’Assise di Varese, sentenzia la pena capitale per Triulzi e Frati. Ma Triulzi, che aveva abbandonato la città all’inizio del 1945 per rifugiarsi a Busto Arsizio prima e in un istituto religioso del Piemonte poi, dopo vari ulteriori processi fino alla Cassazione, si salva con l’amnistia, come il milite Seveso. Sorte diversa per Carletto Malnati, che, il 28 aprile 1947, viene fucilato nella frazione Loreto, dove era stato trovato Marcobi. Oggi sul posto c’è un cippo a memoria. Mentre nel cimitero di Casbeno, una statua dello scultore Vittorio Tavernari ricorda il comandante partigiano (foto a sin.).

Due suggerimenti per rivivere, luoghi e memorie di questa parte importante della nostra Storia. Il primo è di partecipare all’escursione naturalistico-culturale “Il cammino dei 3 campanili”, organizzata domani, 23 aprile, dal Club Alpino Italiano e dall’ANPI di Varano Borghi e Comacchio, tra i comuni di Bodio Lomnago, Inarzo e Cazzago Brabbia (VA). Dettagli nella locandina: https://www.caigavirate.it/sites/default/files/allegati/2023_04_Notiziario%20aprile.pdf

Il secondo è di leggere uno dei libri dello storico varesino Franco Giannantoni, autore di numerose opere sulla Resistenza italiana. Fra i tanti segnaliamo “Un eroe dimenticato” (Edizioni Arterigere), scritto con Ibio Paolucci sul siciliano, di adozione varesina, Calogero Marrone “Giusto fra le Nazioni” che, durante l’occupazione nazista di Varese, da Capo Ufficio Anagrafe della città, salvò centinaia di ebrei e antifascisti, falsificando le loro carte d’identità. Denunciato da un delatore fu prima licenziato dal suo Ufficio, poi arrestato e infine deportato nel campo di concentramento di Dachau dove morì il 15 febbraio 1945 al sorgere della Libertà.

Nell’oblio, annichilito sul presente, della comunicazione di massa odierna, raccontare e rivivere la Storia attraverso le storie, contribuisce alla creazione di una nuova cultura della memoria, ed è un esercizio che fa bene a tutti.

«Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare come è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale», da “Scritti corsari” di Pier Paolo Pasolini.

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Pubblicato il 22 Aprile 2023
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