A fine aprile decade l’obbligo delle mascherine negli ospedali. Ma non nelle RSA
Il Ministro Schillaci sta per pubblicare la nuova ordinanza che dovrebbe abrogare l'obbligo e lasciare solo la raccomandazione. Mascherine in vigore solo nelle RSA: critico il presidente di Uneba Lombardia
A fine aprile scadrà l’ordinanza che prevede l’obbligo delle mascherine negli ospedali e luoghi medici e nelle residente socio sanitarie. Il Ministro della sanità Orazio Schillaci sta predisponendo un testo che dovrebbe abolire l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza. Secondo le anticipazioni, il Ministro però lascerebbe alla discrezionalità dei direttori generali o sanitari o ai medici degli ambulatori privati o ai medici di medicina generale nei propri studi e sale d’attesa la scelta se mantenere l’obbligo. Si parla di semplici raccomandazioni soprattutto in presenza di persone particolarmente fragili, come anziani o immunodepressi. Non vi saranno invece obbligo o raccomandazioni per i bar, le mense e le sale di stazionamento degli ospedali.
L’obbligo di utilizzo delle mascherine resterà solo nei pronto soccorso per quei pazienti con sintomi respiratori e i contatti come personale e altri pazienti e parenti. L’obbligo invece rimarrà nelle residenze socio sanitarie sia per il personale dipendente sia per i parenti in visita e nelle strutture di lungodegenza e riabilitazione.
Una disparità che ha già provocato la reazione del Presidente di Uneba Lombardia Luca Degani che segnala: «Mascherine in rsa sine die? Le notizie di stampa un po’ preoccupano. Se davvero uscisse una ulteriore proroga all’obbligo di utilizzo delle mascherine (e si immagina questa volta specificando ffp2 o superiori…. Altrimenti inutili) nelle lettura del mondo rsa probabilmente davvero c’è qualcosa che non è stato compreso. Gli operatori delle rsa, in una elementare applicazione delle teorie del rischio clinico, hanno visto quale è stata la vera barriera di protezione per le persone anziane ospiti delle rsa: il vaccino. Questo sarebbe dovuto restare il mantra della tutela della salute in questo luogo di vita: l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori presenti in RSA e la raccomandazione per gli ospiti di nuovo ingresso.
La RS è un luogo di vita. Un luogo in cui la relazione con gli altri, anche nella dimensione visiva, ha un valore assoluto per persone mediamente con un significativo stato di decadimento cognitivo. Non si può pensare di far vivere l’ultimo percorso della propria vita senza mantenere forte il valore della relazione in un momento nel quale l’incidenza della trasmissione virale non pare necessitare l’uso di uno strumento così limitativo.
Non si può confondere una struttura sanitaria ospedaliera (dove la presenza del paziente è temporanea) con un luogo di vita.
Certo nelle strutture sanitarie, i luoghi da attenzionare sono quelli dove sono presenti situazioni di immunodepressione o patologie correlate a un significativo rischio di peggioramento a fronte della contrazione del virus. Nessuno contesterebbe mai che l’anziano che vive in RS sia mediamente, per età e pluripatologie croniche, un soggetto immunodepresso, ma è una persona che deve vivere e non essere curato per breve periodo in quello che è il suo luogo di vita.
Certo opportuno dare indicazioni anche obbligatorie all uso delle mascherine laddove aumentassero i livelli di trasmissione virale o vi fossero rischi contingenti in struttura per infezione di ospiti/operatori ma non perdiamo il senso della integrazione tra sociale e sanitario e della tutela con le barriere di protezione più adeguate…. I vaccini».
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