Il procuratore di Como chiede rispetto per le vittime della strage di Erba, “nuove prove inconsistenti”

Massimo Astori in un lungo comunicato respinge le accuse rivolte al suo ufficio durante le indagini sul plurimo omicidio del dicembre 2006. “Nuove prove difensive prive di qualsivoglia elemento di novità”

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Il procuratore di Como Massimo Astori in un lungo comunicato respinge le accuse rivolte al suo ufficio durante le indagini sulla strage di Erba, per la quale sono stati condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi e per la quale il sostituto procuratore della corte d’appello di Milano Cuno Tarfusser ha chiesto di riaprire il caso. «Espressioni del Pg – scrive Astori – contengono accuse di condotte abusive e illegittime se non di veri e propri reati a carico di magistrati della procura di Como, a distanza di 16 anni dai fatti, senza giustificazione alcuna».

Per la Procura di Como, a fronte dei procedimenti attivati su richiesta della difesa del sostituto Pg di Milano «non stupisce che le difese intendano legittimamente riproporre nuove iniziative giudiziarie, né ovviamente che gli organi di informazione svolgano il loro prezioso servizio; che ci si annuncino nuove prove difensive, in realtà riletture di materiale già ampiamente analizzato e prive di qualsivoglia elemento di novità».

Ciò che invece stupisce l’ufficio della pubblica accusa del capoluogo lariano sta nel fatto «che la proposta di revisione, frutto dell’iniziativa individuale di un Sostituto Procuratore Generale della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Milano (l’ufficio che a suo tempo aveva chiesto la conferma delle condanne all’ergastolo nel giudizio di Appello), sia stata rapidamente ed integralmente divulgata, prima della sua trasmissione all’Autorità competente a valutarla e prima di un suo eventuale uso processuale; che la premessa dell’atto menzioni la collaborazione delle difese e il ricorso a non meglio precisate “fonti aperte”» infine – scrive Massimo Astori – «che nell’atto siano contenute espressioni quali: “contesto che definire malato è un eufemismo” (riferito alle indagini), e “condanna pronunciata in conseguenza di falsità in atti”, uso pesante di fonti di prova come ” ‘grimaldelli per convincere i fermati a confessare”; contestazioni “al limiti della correttezza… metodi o tecniche idonee a influire sulla libertà di autodeterminazione o ad alterare al capacità di ricordare e di valutare i fatti”; “manipolazioni da parte dei Carabinieri” e altre frasi simili».

Le espressioni sopra riportate, secondo la Procura comasca «contengono accuse di condotte abusive ed illegittime, se non di veri e propri reati, a carico di magistrati della Procura di Como, a distanza di 16 anni dai fatti, senza giustificazione alcuna. La Procura della Repubblica di Como in questi 16 anni si è consegnata a un doveroso quanto rigoroso silenzio, guidata dal rispetto della legge, delle parti processuali e degli stessi condannati». «La Procura», infine «auspica che altrettanto rispetto sia adottato, nelle forme e nei contenuti, da tutti coloro che si accostano a questa drammatica vicenda, al cui fondo rimane il profondo dolore di chi ne è stato colpito. Tutelerà comunque, nelle sedi e con le forme opportune, l’immagine dell’Ufficio, a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale».

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Pubblicato il 28 Aprile 2023
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