Verso Pontevedra: i mille incontri del Cammino portoghese
Quarta tappa del viaggio di un gruppo di gallaratese sulla via di pellegrinaggio che dal Portogallo risale a Santiago
Quarta tappa del viaggio di Christian, Cristina e Stefano sul cammino portoghese verso Santiago di Compostela
4° giorno
Redondela – Pontevedra 19.5 km
La serata di ieri sera si è conclusa in un ristorante di altri tempi: la “Taberna de Paulina”, un piccolissimo ristorante in riva al golfo senza segnalazioni ne insegna; accolti da Inacio ci siamo gustati i piatti tipici del posto preparati al momento da sua suocera la signora Morena, figlia della fondatrice Paulina: cozze al vapore, ma soprattuto il choco con arros (riso con le seppie, specialità locale), tutto eccezionale, compreso il licor de herbas!
Questa mattina, invece, graziati dal meteo che prometteva pioggia, ci siamo leggermente allontanati dalla costa salendo per una breve, ma ripida salita attraversando boschi ricchi degli immancabili eucalipti e distese immense di felci; sulla nostra sinistra riusciamo a scorgere ancora le acque del golfo di San Simon.
Scendendo verso Arcade attraversiamo il ponte Sampaio, un antico ponte romano nei cui pressi si è combattuta un’importante battaglia durante la guerra di indipendenza spagnola in epoca napoleonica. Usciamo dal piccolo centro abitato inerpicandoci dentro alcuni viottoli per raggiungere la seconda ed ultima salita della giornata; a metà salita incontriamo un banchetto di vendita souvenir, con l’immancabile “sello” (il timbro per certificare le tappe dei pellegrini sulle credenziali) ed un bar improvvisato con balle di fieno, tappeti e bancali; ci fermiamo per ristorarci un po in vista dell’ultima parte di salita.
Ne segue poi una lunga leggera discesa che, costeggiando il ruscello Tomeza ci porta a raggiungere la nostra destinazione Pontevedra, seconda municipalità per importanza della Galizia e vivace cittadina.
Uno dei simboli della città è il pappagallo Ravachol: la storia di questa statua in bronzo, che pare doni buona sorte a chi ne accarezza le piume, è pittoresca quanto varia. Alcuni raccontano sia stata dedicata ad un pappagallo piuttosto insolente vissuto realmente nella città, altri affermano che sia da ricondurre ai discendenti degli allora sconosciuti pennuti, giunti dalle Americhe nel XVIII con grande stupore degli abitanti.
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