“Sul lavoro a distanza tra Italia e Svizzera un’altra occasione mancata”

Lo affermano i rappresentanti nazionali dei frontalieri di CGIL Giuseppe Augurusa, CISL Luca Caretti, UIL Pancrazio Raimondo

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“Il 30 giugno scade la norma transitoria che ha consentito dal 1° febbraio scorso, ancora una volta in via amichevole come nel corso dei lunghi anni della pandemia, di prorogare le regole sullo smartworking per migliaia di lavoratori frontalieri tra Italia e Svizzera attraverso il superamento dei limiti del 25% del tempo di lavoro previsti dalle regole europee, assunte anche dalla confederazione Elvetica, senza che ciò determinasse la perdita dello status di frontaliere. Dal primo luglio in assenza di un analogo provvedimento, questo non sarà più possibile determinando l’inevitabile innalzamento del carico fiscale e contributivo sulle retribuzioni dei lavoratori”. Lo affermano i rappresentanti nazionali dei frontalieri di CGIL Giuseppe Augurusa, CISL Luca Caretti, UIL Pancrazio Raimondo.

A poco sembrano essere valse le numerose sollecitazioni che, nel corso di questi mesi, le scriventi organizzazioni sindacali confederali dei frontalieri hanno ripetutamente rivolto a Governo e Parlamento affinché si legiferasse in termini auspicabilmente definitivi su una materia che, all’evidenza, ha strutturalmente modificato l’organizzazione di lavoratori ed imprese e che la crisi sanitaria del Covid ha significativamente accelerato. Mentre, contestualmente, nei giorni scorsi lo stesso Senato ha approvato un’analoga norma che consente, giustamente, l’ampliamento del lavoro a distanza per i lavoratori frontalieri italiani nel Principato di Monaco.

A poco sembrano essere valse le buone prassi che nel frattempo, la stessa Svizzera ha definito nell’accordo di dicembre 2022 con la Francia, (“…provvisorio finalizzato ad ottenere regole permanenti…”), regolando una materia che estende la durata del tempo di lavoro nel paese di residenza fino al 40%, senza pregiudicare lo status di frontaliere e le relative regole di imposizione fiscale.

A poco sembra essere valso il rinvio al Senato del testo sul recente accordo sull’imposizione fiscale il 31 maggio scorso, che ha consentito di inserire, tra gli altri, un provvedimento temporaneo sul punto per recuperare retroattivamente il periodo scoperto dal primo febbraio 2023. Tale procedura avrebbe potuto consentire di disporre di un tempo congruo per Governo e Parlamento per affrontare quanto alla scadenza del 30 giugno sarebbe inevitabilmente accaduto.

Tuttavia, come nei mesi scorsi, è possibile ancora intervenire, ancorché a far data dal primo luglio in un clima di grave incertezza per lavoratori ed imprese, provvedendo a stabilizzare il lavoro di almeno 15.000 degli 84.000 frontalieri che fanno uso strutturale del lavoro a distanza. Iniziativa che, auspicata con voto unanime anche dal nuovo CGIE (consiglio generale degli italiani all’estero), nella sua prima seduta la scorsa settimana, sollecitiamo ancora una volta con forza.

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Pubblicato il 29 Giugno 2023
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