Vacanze all’estero, tante occasioni perse: questione di scelte, più che di soldi
La rubrica "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratta argomenti di scuola, didattica e formazione: in questa puntata si parla di viaggi di istruzione all'estero e apertura mentale degli studenti
L’estate si avvicina, la scuola è alle pagelle finali. In questi giorni ho raccolto alcuni dati relativi ai soggiorni estivi all’estero, le cosiddette settimane di studio linguistico: in Francia, Germania, Inghilterra e Malta.
Rappresentano occasioni preziose per gli adolescenti: per vivere esperienze immersi in altre culture, per sperimentare magari un primo periodo prolungato senza i genitori, oltre che per migliorare le proprie competenze scritte e orali in una lingua straniera.
Mi affido a una ricerca puramente empirica, e quindi approssimata, seppur indicativamente valida: ho effettuato un sondaggio su un campione di circa 200 studenti di Varese e altrettanti di Lugano, in Canton Ticino. L’età è compresa tra i 12 e i 18 anni, dalla 2^ media alla 4^ liceo.
Il confronto fa emergere evidenti differenze. Varese e Lugano, quante differenze a 40 km di distanza!
A Varese in media solo 1 studente su 5 farà un soggiorno linguistico all’estero, circa il 22% degli intervistati; la lingua scelta dalla stragrande maggioranza, com’era prevedibile, è l’inglese; solo qualche sporadico caso riguarda il francese o il tedesco. Ce lo conferma la EF, una delle più importanti società che organizza viaggi linguistici: l’inglese, in provincia di Varese, è scelto d’estate da oltre il 90% degli alunni-viaggiatori.
A Lugano, invece, la decisione di studiare qualche settimana all’estero è molto più abituale: faranno una vacanza studio più di 2 studenti su 5 (in percentuale ci aggiriamo intorno al 40-45%), cioè il doppio rispetto ai coetanei varesini. In Canton Ticino, a dominare le scelte è però il tedesco (a considerevole distanza, l’inglese e il francese): nella Confederazione elvetica, del resto, il tedesco è la lingua nazionale più usata (63%), seguito poi dal francese (23%) e dall’italiano (8%).
Andiamo in pizzeria o all’estero?
Proviamo a riflettere sui dati emersi. La Svizzera è una Confederazione di Cantoni con 4 lingue nazionali: tedesco, francese, italiano e romancio. I miei studenti, pertanto, appena si spostano di 200 km si trovano all’interno della loro Nazione, ma tra persone con lingue-madri differenti. Già alle scuole Medie imparano l’inglese, il tedesco e il francese (che diventa facoltativo solo dopo la classe seconda). È quindi un’esigenza didattica – ma anche una naturale conseguenza – che molti vadano all’estero d’estate ad approfondire una lingua straniera.
In Italia questa spinta di fondo non c’è, ma forse mancano anche la predisposizione e la mentalità. Forse più ai genitori che ai figli. Si potrebbe obiettare che il confronto sia impari, viste le diverse disponibilità economiche – mediamente – tra una famiglia italiana e una svizzera. Certamente oltre confine i salari sono più alti, ma anche il costo della vita raddoppia: un caffè a Lugano costa 2,50 €, un gelato 5 € minimo.
Una settimana linguistica all’estero in Europa, per un ragazzo italiano, costa tra gli 800 e i 1.100 € ed è comprensiva di corsi linguistici al mattino, attività sportive pomeridiane, vitto e alloggio in una famiglia. Non è una cifra bassa, ma neanche proibitiva. In Varese vedo bar, pizzerie e ristoranti sempre pieni; se si vuole uscire a cena al sabato, occorre prenotare con anticipo.
Ecco, per fare un raffronto concreto: se una famiglia di 4 persone rinunciasse, in un anno, ad andare in pizzeria 10 volte (o 6 volte al ristorante), riuscirebbe a pagare una settimana all’estero a un figlio. Oppure basterebbe rinunciare alla TV da 60 pollici, o all’ultimo modello di iphone ogni anno. Questione di scelte, più che di soldi.
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
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Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof
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