A Varese congresso sul trapianto di rene: l’ospedale di Circolo tra gli 8 centri di eccellenza lombardi
Specialisti a confronto sui temi dell'incompatibilità e delle terapie immunosoppressive. Il Circolo tra i centri regionali con la più alta casistica di donazione tra viventi

L’ospedale di Varese è tra gli otto centri lombardi per numero di trapianti di rene. È al secondo posto per casi di trapianto tra viventi. Numeri ma, soprattutto, innovazioni tecnologiche e novità terapeutiche saranno al centro del Congresso che si terrà a Varese il prossimo 21 ottobre al Palace Grand Hotel organizzato dalla Nefrologia e Dialisi dell’ASST dei Sette Laghi.
Direttore scientifico della giornata di studio e confronto, che vede la presenza di molti tra i maggiori specialisti nazionali, è il dottor Andrea Ambrosini, Direttore della Nefrologia e Dialisi all’ospedale di Varese: « Effettuiamo circa 45 trapianti all’anno – spiega il primario – mentre a livello nazionale, lo scorso anno, ne sono stati fatti 1700 da donatore cadavere e 330 da donatore vivente. Al Circolo, seguiamo in dialisi circa 250 pazienti mentre sono 110 le persone in attesa trapianto. 500 gli utenti in follow up neurologico ambulatoriale».
L’ospedale di Varese è tra i centri lombardi che più ha coinvolto donatori viventi. All’estero, la donazione tra viventi è molto più diffusa mentre nel nostro paese frenano fattori culturali , organizzativi, a cui aggiungiamo un po’ di disinformazione. La donazione tra viventi comporta numerosi benefici, che vanno dalla certezza della qualità dell’organo, grazie ai numerosi controlli a cui il donatore viene sottoposto, alla velocità di trapianto, perchè il rene viene impiantato immediatamente, alla possibilità di intervenire prima della dialisi. Nel caso di donazione da cadavere, invece, ci sono dei limiti relativi alla qualità dell’organo che spesso appartiene a un over 65enne, magari con patologie croniche. Una volta prelevato, possono passare anche 12 ore prima che venga trapiantato».
La donazione da vivente permetterebbe anche di abbassare i tempi di attesa che possono superare anche i tre anni e, per casi più complessi, persino 10 anni: « Di questi temi si parlerà al congresso – spiega il dottor Ambrosini – dove affronteremo specificamente la questione del superamento dell’incompatibilità e quella delle terapie immunosoppressive moderne. Con il covid l’attività di trapianto ha rallentato molto in tutto il mondo. L’Italia, però, è tra i paesi più virtuosi che ha ripreso anche grazie alle donazioni di pazienti con positività nota. Le linee guida redatte nel nostro paese sono poi state adottate anche all’estero».
A confrontarsi sabato prossimo ci saranno i massimi esperti nefrologi a partire dal Presidente del Centro Nazionale Trapianti e dalla Responsabile del Nord Italia Transplant. In apertura dei lavori ci sarà il Presidente lombardo Attilio Fontana a porre i saluti istituzionali.
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