Ancora violenze nei boschi dello spaccio tra Biandronno e Travedona
L'ultimo episodio nel pomeriggio di ieri, all'imbrunire. Gli investigatori non hanno molti dubbi sul movente che ha portato al ferimento di un 28enne

Piccoli tagli, poco più che graffi, che il personale del 118 ha però voluto approfondire con un codice di ricovero che corrisponde alle prime e preoccupanti alterazioni dei parametri vitali. Un ricovero che arriva da una delle zone “calde“ dello spaccio in provincia di Varese, auella che costeggia la provinciale che si dipana dalla strada principale che collega Biandronno a Cassinetta ed entra nel folto del bosco, quasi brughiera, che porta a Travedona Monate, frazione Faraona, non distante dalla fermata ferroviaria dello Stato.
Qui nel pomeriggio di mercoledì carabinieri e ambulanza hanno dovuto rispondere ad una chiamata di soccorso di un uomo di 28 anni ferito con arma bianca – probabile lama o classico strumento di offesa da strada consistente in coccio di bottiglia o collo di bottiglia frantumato – , paziente trovato sngunante in strada, ricovero in codice giallo alla volta di Varese.
Il punto dell’intervento non è molto distante dalla sparatoria che solo lo scorso gennaio aveva lasciato a terra un trentenne raggiunto da un colpo di arma da fuoco corta di calibro sembra non particolarmente potente sparata al petto: un tentato omicidio in piena regola con ricovero ospedaliero in elicottero e indagini del reparto operativo nucleo investigativo carabinieri di Varese.
L’aggressione avvenuta verso le 16.30 di mercoledì, invece, sembra qualcosa di diverso. Assomiglia più all’avvertimento che al regolamento di conti vero e proprio; un fatto che, ipotizzano gli ambienti investigativi, potrebbe vedere nella parte offesa un acquirente piuttosto che un concorrente nella vendita di stupefacenti. La zona, complice l’isolamento di quei boschi e la scarsa illuminazione, ben si presta: le uniche auto che si muovono su quella strada vanno spedite, non badano a chi si muove a piedi ai margini della strada dove invece comincia la “terra di nessuno” di tanto in tanto disturbata da irruzioni di carabinieri “cacciatori”. Il fatto può inquadrarsi nelle lesioni volontarie aggravate dall’uso di un’arma e le indagini come i primi rilievi sono a cura della compagnia dell’Arma di Gallarate.
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