Lara Comi rigetta ancora le accuse di truffa: “Io innocente. Presenterò appello”
L'eurodeputata Lara Comi replica alle motivazioni della sentenza del collegio giudicante del tribunale di Milano che l'ha condannata a 4 anni e 2 mesi nell'ambito del processo Mensa dei Poveri
L’eurodeputata Lara Comi replica alle motivazioni della sentenza del collegio giudicante del tribunale di Milano che l’ha condannata a 4 anni e 2 mesi nell’ambito del processo Mensa dei Poveri il cui primo grado si è concluso il 2 ottobre del 2023. Lo fa ribadendo la propria innocenza e la correttezza del proprio operato nei suoi anni al Parlamento Europeo. Di seguito la nota inviata ai giornali.
«Ritengo che la sentenza sia ingiusta e contraddittoria: l’affermazione di responsabilità si fonda solo su elementi indizianti opinabili. Quanto sopra sarà dimostrato nell’atto di appello che il mio difensore presenterà. Quel che più mi colpisce è la violazione, in mio danno, della presunzione di innocenza, in quanto si ipotizza che potrei, come parlamentare eletto direttamente dai cittadini, commettere altri reati in danno del Parlamento Europeo, istituzione che ho sempre servito con dedizione e passione nell’interesse dei cittadini», commenta l’onorevole Lara Comi nel giorno del deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado.
L’avvocato Gian Piero Biancolella, difensore di Lara Comi, ha dichiarato che dalla lettura della sentenza emerge come non siano stati tenuti in debita considerazione i criteri indicati dalla Suprema Corte di Cassazione in tema di valutazione degli indizi. Inoltre, non è stato tenuto in debita considerazione l’apporto probatorio documentale prodotto dalla difesa a riprova della trasparenza dell’operato dell’On. Comi e segnatamente l’analisi dei conti correnti personali e l’analisi che di detta documentazione bancaria ha effettuato sia la Banca d’Italia che la G.d.F. senza riscontrare alcuna anomalia. D’altronde l’On. Comi ha sempre dichiarato in varie fasi del dibattimento: «non ho nulla da nascondere e ho sempre operato nel rispetto della Legge. A riprova di ciò non mi sono avvalsa della immunità parlamentare lasciando alla Magistratura, che non aveva richiesto nessuna autorizzazione, l’utilizzo di conversazioni, chat, email, nella consapevolezza che tale documentazione comprovasse la mia innocenza».
Inoltre, l’avvocato Biancolella, ha aggiunto che «desta particolare perplessità e stupore l’inutile coinvolgimento della madre dell’On. Comi nelle motivazioni della sentenza. Nel corso del dibattimento è stato infatti ampiamente dimostrato che l’assunzione di quest’ultima, quale assistente parlamentare, è il frutto di un errore del terzo erogatore e che in ogni caso l’ammontare di quanto erroneamente percepito è stato interamente restituito al Parlamento Europeo dal terzo erogatore».
Una sentenza, quindi, ha concluso il legale, «che offre ampi spazi argomentativi in fatto e in diritto per richiedere, con l’atto di appello, il riconoscimento dell’innocenza dell’On. Comi dalle accuse per le quali è stata inflitta una condanna che è certamente ingiusta e priva di solido supporto probatorio».
Infine viene aggiunto che «l’onorevole Comi ha già restituito al Parlamento Europeo tutto l’ammontare a lei richiesto nonostante fossero frutto di errori commessi dal Terzo Erogatore, poi licenziato dalla stessa Comi. Resta un risarcimento di 34 mila euro che sarà interamente pagato entro la fine del mese. Tutto il rimanente citato nelle motivazioni (totale di circa 600 mila euro) è stato oggetto di un sequestro fatto nel 2020 e di rimborsi dovuti da altri 5 coindagati tra cui 2 ex assistenti e 3 suoi ex collaboratori».
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