La sua “svolta commerciale” è piaciuta al pubblico: Frank Zappa ci mette anche un Apostrofo

Avevamo visto con Overnite Sensation la svolta commerciale – ci aggiungo sempre doverosamente un “si fa per dire” – di Frank Zappa, che era molto piaciuta al pubblico. Questo Apostrophe del 1974 ne è il legittimo seguito e dal punto di vista commerciale andò ancora meglio visto che riuscì ad entrare nella Top Ten americana: giusto precisare subito che questa non era esattamente la motivazione del nostro, tanto che, sebbene la fase non finisca esattamente qui, questo resterà il disco più venduto di tutta la sua lunga carriera. Come in molti esempi della discografia zappiana, la sua creazione non è quella classica con il gruppo che entra in studio con un progetto e lo porta a termine, bensì una sorta di collage fra differenti cose. La prima facciata fu incisa insieme a Overnite, mentre nella seconda ci sono pezzi del 1972 con l’aggiunta di overdubs (addirittura un pezzo di batteria dalle sessioni di Hot Rats!) ed una jam session con Jim Gordon ed il grande Jack Bruce, il quale disse però di averci suonato solo una parte di violoncello. Un disco spezzettato, quindi? Mettetela come volete: per me un gran bel disco, troppo breve, di Frank Zappa.

Curiosità: la prima parte del disco è dedicata a un sogno fatto da Zappa, in cui lui era un ragazzino eschimese che doveva andare a uno show, con sua mamma che gli diceva di stare alla larga dagli Husky e soprattutto di non mangiare la neve gialla, perché voleva dire che ci avevano pisciato sopra. Chi se non lo zio Frank?

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