Canton Ticino, 20 lavoratori licenziati il Primo Maggio con una email
È accaduto a Bellinzona dove la Rainbow sa agenzia privata di vigilanza la sera del 30 aprile ha comunicato la cessata attività e il conseguente licenziamento a decorrere dalla Festa del lavoro

La serata di martedì 30 aprile 2024, per il signor L. Violi, non è una serata come tutte le altre. A renderla indimenticabile è una email, inviata alle 17 e 15 dalla direzione aziendale dell’agenzia di vigilanza per cui lavora, la Rainbow sa di Bellinzona, con cui gli viene notificato il licenziamento con decorrenza dal 1 maggio. «È stato un fulmine a ciel sereno, anche se negli ultimi mesi avevamo avuto delle avvisaglie – racconta Violi -. In quella email l’azienda ha comunicato a tutti i dipendenti che il 30 aprile era stato il loro ultimo giorno di lavoro e che a partire dal 1 maggio saremmo stati presi in carico dall’ufficio disoccupazione perché l’azienda cessava ogni attività».
La comunicazione si chiude con un augurio da parte dell’azienda che suona quasi beffardo, in cui la proprietà si augura “ogni bene per il vostro futuro personale e professionale”. Da due giorni il signor Violi e gli altri diciannove dipendenti della Rainbow si chiedono quale sarà il loro futuro, dopo il licenziamento in tronco e senza preavviso. L’unica certezza per i licenziati sono i tempi indicati nella email. A partire da giovedì 2 maggio i lavoratori della Rainbow sa possono contattare l’Ufficio di disoccupazione svizzero per effettuare l’iscrizione alla cassa disoccupati, condizione necessaria per ricevere l’indennità che corrisponde all’80% circa dello stipendio.
«L’azienda fino ad allora non aveva mai detto nulla – sottolinea il lavoratore – e i versamenti erano sempre stati regolari. Il ritardo di due mesi nei pagamenti degli stipendi di marzo e aprile era un indizio, ma non essendoci state comunicazioni ufficiali, nessuno ha mai pensato al peggio».
A nulla è servita la messa in mora della Rainbow da parte di alcuni dipendenti, compreso Violi, perché è arrivata prima la comunicazione della cessata attività.
Nell’agenzia di sicurezza, nata 24 anni fa, lavoravano anche alcuni frontalieri provenienti da tutta l’area insubrica: dal Varesotto al Comasco fino al Piemonte. «È un momento delicato perché mi sento come una nave alla deriva, abbandonata da tutti, anche dal suo capitano – sottolinea Violi -. Speravo di passare di livello per guadagnare qualcosa di più per poi un giorno ritornare nel mio Piemonte, dove sono nato. In Italia gli stipendi sono più bassi rispetto alla Svizzera, ma le parti sociali non avrebbero mai permesso una cosa del genere perché i lavoratori sono più tutelati».
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