Gli appunti in trincea di un apprendista malato
Frammenti di vita è l’ultimo lavoro editoriale di Igor Salomone. Un libro che riflette sulla malattia, su come questa mandi in frantumi la vita e come cambi in profondità le esistenze

“Nel mio corpo è in atto una guerra civile. Sanguinosa, distruttrice, di quelle che non fanno prigionieri, iniziata da una contrapposizione dura tra parti di me che non possono coesistere, l’una aggressiva, l’altra impegnata in una difesa estrema e senza quartiere”.
Inizia così Frammenti di vita, l’ultimo lavoro editoriale di Igor Salomone. Intimo, come ha abituato chi lo segue fin dai tempi di Con occhi di padre. “Un diario indirizzato alla figlia Luna che non potrà mai leggerlo. Pagine in cui l’autore attraversa la propria esperienza di padre di una figlia “simpatica, testarda, buffa, insopportabile, bella, dolcissima” e disabile”.
In “Frammenti di vita, appunti in trincea di un apprendista malato” Salomone affronta un tema che ancora una volta vive sulla sua pelle. La malattia, “la stronza” come la chiama lui non ha niente di buono perché manda completamente in frantumi la propria esistenza, le esistenze di chi la vive da vicino.
L’autore non fa sconti. Con una scrittura essenziale e diretta entra in profondità scegliendo uno stile letterario preciso con brevi capitoli all’interno di quattro parti in cui divide il suo libro. Lo sguardo di Salomone su se stesso è irriverente, a tratti cinico, ma profondamente onesto. Fa riflettere.
“Quello che più mi indispettisce dell’ottimismo compulsivo è la banalizzazione esistenziale che provoca essere compulsivamente ottimisti”.
Lui non combatte solo contro la malattia, ma anche contro una visione che considera pericolosa. “La fragilità è un mito. Fragile è ciò che può andare in pezzi con facilità e la malattia fa di tutto per impedire che il malato si disintegri condannandola a morte. Perché ogni malattia ha bisogno del malato per sopravvivere e farà di tutto per non ucciderlo rapidamente”.
Salomone non usa citazioni e mette se stesso al centro, ma in alcuni passaggi le sue parole fanno pensare al lavoro di Susan Sontag. “La malattia è il lato notturno della vita”, che vuole tuttavia liberare la malattia dalle inutili e dannose sovrastrutture metaforiche che l’hanno confinata ed ancora la confinano nel recesso quasi di una inespiabile colpa. “La maniera più sana di essere malati – scrive Sontag – è quella più libera da pensieri metaforici”.
Nella parte finale di Frammenti di vita Salomone apre a una riflessione meno dura dove i temi della libertà diventano prioritari. “Può sembrare paradossale, e lo è, ma l’orizzonte che una malattia dischiude all’esperienza del malato è un orizzonte di libertà, di rinnovata e inedita libertà”.
E con la libertà è l’amore a lasciare i segni più forti. “Il male può insegnare l’importanza dell’altro che porti dentro di te senza dover ottenere risultati tangibili, realizzare progetti impegnativi o compiere sacrifici spesso cruenti”.
“La malattia libera l’amore dalle pastoie del dovere trasformandolo in una supplica: resta con noi ancora un po’, se puoi, se vuoi”.
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