Varese con Galimberti, una prudente rivoluzione
Otto anni di amministrazione Galimberti con tanti progetti, cantieri, iniziative. Ancora tre anni di governo per vedere quale sia la visione del futuro per la città
Sono passati otto anni dall’elezione di Davide Galimberti a sindaco di Varese. A causa del covid il suo secondo mandato si concluderà nel 2027. Un tempo lungo che permetterebbe di lasciare un segno nella vita delle comunità.
Galimberti faceva parte di quella generazione che rivendicava un cambiamento di passo a partire dall’età anagrafica. È arrivato quarantenne a Palazzo Estense. Pieno di energie e cosciente che il suo partito, il Pd, non sarebbe bastato per prendere le redini della città. Da qui una spinta ad allargare al mondo civico ma con un chiaro obiettivo politico per diventare sempre più un perno fondamentale nello scacchiere provinciale. Due condizioni che richiedono di esser connesse spesso, ma che possono diventare freno per entrambe le realtà. Galimberti si muove con questi due sguardi e senza avere fretta. Lo si vede in città dove ha scelto di aprire più cantieri possibili. Da quelli grandi e impattanti come la caserma Garibaldi, largo Flaiano a quelli meno appariscenti ma altrettanto importanti come le diverse scuole rigenerate. Restano sullo sfondo tanti progetti ancora a metà strada, ma ha davanti a sé tre anni per concludere questo ciclo. È stato capace di vincere tanti bandi portando così in città risorse economiche per altre opere come il restyling delle stazioni, solo per citarne una.
Sul piano politico ha tessuto relazioni in ogni direzione forte della stabilità della sua seconda amministrazione e soprattutto evitando posizioni divisive. È così uscito senza pagare alcun prezzo dalla competizione interna che aveva visto vincere Elly Schlein su Bonaccini da lui appoggiato. Capacità o furbizia non bastano per capire se quella caratteristica di tessitore silenzioso lo porti ad avere un ruolo sempre più centrale.
Una prudenza la sua che non fa capire bene quale sia l’effettiva visione del futuro per Varese e per la sua possibile carriera politica. Finora ha amministrato attento a cogliere ogni opportunità e non è poco, ma non basta se si vuole diventare davvero un modello virtuoso. Il calo demografico, una trasformazione profonda del sistema economico, le sfide internazionali per una città a due passi da un altro stato come la Svizzera, la formazione che non può non tenere conto di tutte queste trasformazioni, impongono un cammino che vada oltre la buona amministrazione.
Il sindaco e la sua giunta hanno davanti tre anni, e quel filo che possa collegare tutti i progetti potrebbe esser tessuto sprigionando una energia capace di farci scoprire una Varese ancora più solidale, accogliente e sostenibile come hanno presentato nei giorni scorsi. E con questo anche una Varese più attrattiva per la cultura d’impresa e per il lavoro condizione essenziale per un nuovo sviluppo dei territori. Tanto si è mosso e si sta muovendo, vedremo dove ci porterà.
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