“Sono stato fortunato, ho visto crescere le ragazze d’oro della pallavolo italiana”
Eugenio Peralta, ex collaboratore di VareseNews, per vent'anni ha frequentato, vissuto e raccontato il mondo del volley di casa nostra: ci racconta aneddoti e ricordi delle allora giovanissime atlete della nazionale italiana, oro olimpico a Parigi 2024
Come abbiamo raccontato in questi giorni, buona parte della nazionale di pallavolo femminile italiana che ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024 è nata a pochi passi dal Varesotto. Non solo Caterina Bosetti, Miriam Sylla e Anna Danesi, ma anche altre sei giocatrici si sono formate Milano, Busto Arsizio, Villa Cortese e Orago.
Le uniche fuori da questo gruppo che ha vinto tutto nelle giovanili sono De Gennaro, Antropova, Cambi e Giovannini, le altre sono state plasmate e fatte crescere qui, sul nostro territorio. C’è chi ha avuto la fortuna di vederle crescere grazie al suo lavoro ci racconta qualche aneddoto: è Eugenio Peralta, ex collaboratore di VareseNews, che per vent’anni ha frequentato, vissuto e raccontato il mondo della pallavolo italiana, partendo da 2003 come giornalista per la Prealpina seguendo le giovanili, poi come addetto stampa della Federazione Provinciale di Milano e poi per la Lombardia, dal 2009 a VareseNews tra serie A e giovanili e dal 2011 addetto stampa del Club Italia fino al 2018.
«Io non ho nessun merito – premette Peralta -. Sono stato fortunato ad aver vissuto un periodo d’oro per le squadre giovanili, la base per la nazionale che ha vinto l’oro olimpico. Tutto si può dire sia nato intorno a Caterina Bosetti, figlia degli eroi della pallavolo varesina, Franca Bardelli e Giuseppe Bosetti: attorno a lei è stata costruita la squadra più forte d’Italia che ha dominato i campionati giovanili. A Orago arrivarono ragazzine Sylla e Danesi, insieme ad altre giocatrici che ancora giocano in serie A come Perinelli e Parrocchiale. Accanto a Orago cominciò a crescere il Club Italia, un’esperienza nata nel 1997 grazie a Julio Velasco, ct della nazionale già allora per un breve periodo, che pose le basi per l’idea del Club Italia, atlete giovani che dovevano partecipare ad un collegiale permanente per farle crescere. Diciamo che è un cerchio che si chiude. L’idea si è poi sviluppata fino a diventare una squadra fissa, prima itinerante e poi fissa a Milano dal 2011».
«In quella squadra c’era già Chirichella, poi sono arrivate Orro ed Egonu, 14 anni l’una e 13 anni l’altra – continua a raccontare Peralta -, le ho viste crescere, sono arrivate che erano bambine, per loro quella è stata credo un’esperienza fondativa della loro vita. Alessia Orro (nella foto di copertina, giovanissima, con il giornalista nel corso di un’intervista) arrivava dalla Sardegna, da Oristano, dove era la stella assoluta non solo della sua squadra, ma di tutta l’isola. È arrivata come schiacciatrice e al Club Milano è stata trasformata in palleggiatrice allenamento dopo allenamento, mentre in partita giocava giocava come libero: era già così, con lo stesso carattere di oggi, il suo atteggiamento sempre sereno e calmo, mai sopra le righe. Il suo opposto è Miriam Sylla, un ciclone di agonismo: lei è quella che mi ha impressionato di più, è cresciuta tantissimo, migliorata in maniera incredibile, ha fatto un salto di qualità enorme fino a diventare la miglior schiacciattrice in tutte le competizione che gioca, Olimpiadi comprese. In pochi ci avrebbero scommesso. Anche Paola Egonu ha vissuto un cambiamento importante, al Club Italia è stata trasformata nella giocatrice che è oggi: anche lei si è trasferita da un’altra città, con altre abitudini, è arrivata giovanissima ed è stata forgiata sul campo e convinta delle sue potenzialità che tutti vedevano, tranne lei. Un’altra storia che mi piace ricordare è quella di Ilaria Spirito: prima giocava a calcio, giocava da centravanti ed era fortissima. È arrivata alla Yamamay giovanissima da Albissola, era un po’ la mascotte dell’anno dello scudetto, la portavano in trasferta, entrava di rado, l’ho vista davvero dall’inizio della sua carriera, fino ad arrivare ad essere titolare. Ha girato tanto, non si pensava potesse avere una chance in nazionale, invece si è regalata questo sogno olimpico».
Per chi come Eugenio Peralta, ma anche tanti suoi colleghi, allenatori ed addetti ai lavori, veder vincere queste ragazze è stata una soddisfazione ancora più grande. Come ha scritto lo stesso Peralta: «Il giorno dopo per chi ha visto il giorno 1 è diecimila volte più bello».
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