Cala il livello di protezione per il lupo: “È una buona notizia per tutti, animali e persone”
L'Europa abbasserà il livello di tutela per il Lupo. Questo permetterà di intervenire sugli animali eventualmente problematici, continuando a tutelare gli altri che ormai sono presenti anche nel Varesotto.
Cala il livello di protezione per i lupi. Lo hanno deciso i rappresentati degli stati membri UE nell’ultima seduta del Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea, facendo scendere la protezione del lupo dallo status di rigorosa a quella di semplice. Questa minor tutela è però paradossalmente una buona notizia sia per l’animale che per le comunità. Ne abbiamo parlato con Adriano Martinoli, docente di Zoologia e Conservazione della Fauna all’Università dell’Insubria.
«Questa è sicuramente una notizia positiva per due aspetti: il rischio di estinzione e la possibilità di intervenire sugli animali problematici -spiega-. Prima di tutto bisogna considerare che lo status di conservazione è sancito dalle varie normative comunitarie e dipende da valori quantitativi misurabili come ad esempio quanti lupi ci sono, quanti branchi o la superficie dell’area interessata dalla presenza del lupo. Tutti valori che oggi ci dicono che l’animale si trova in buona salute. Questo nasce dal fatto che le politiche di conservazione attuate a partire dagli anni ’70 ad oggi hanno funzionato bene, in primis grazie all’Italia perché è il Paese che ha avuto la maggior concentrazione di lupi in quel periodo, quando da tutte le altre parti si era praticamente estinto».
Numeri che aumentano e che migliorano e che quindi pongono nuove sfide da affrontare. «Adesso siamo in una situazione opposta: il lupo è in buona salute, non è più a rischio di estinzione, ma stanno entrando in gioco nuove caratteristiche e cioè delle interazioni più o meno negative con le attività umane. Quindi se riduci lo status di tutela vuol dire che puoi fare una gestione attiva. Questo significa che nel momento in cui un lupo diventasse aggressivo, si avvicinasse troppo alle case o predasse animali domestici -tutti casi che sono rarissimi- si può intervenire in maniera mirata su quel singolo animale».
Una cattura o un abbattimento di un singolo animale che però va a tutelare gli altri. «Con questo provvedimento si va a rinforzare la fiducia delle persone nelle istituzioni perché si ha la possibilità di agire in modo specifico su quel singolo animale problematico, proprio perché non è più tutelato totalmente dalla legge. Poter far questo rafforza l’idea che le istituzioni, quando c’è un problema di tipo faunistico, intervengono. Quindi anche nelle persone si ribadisce l’idea di lasciare perdere tutti gli altri lupi che invece non danno problemi perché si sa che comunque le istituzioni intervengono nel momento in cui un lupo è problematico e risolvono il problema».
Si tratta comunque di una situazione estremamente remota. «Le persone non devono aver paura di lupi problematici che sono una stragrande minoranza rispetto al totale ma che possono portare una cattiva fama verso gli altri. Quindi in realtà paradossalmente con questa nuova normativa il concetto è: interveniamo sui pochi lupi problematici e gli altri li lasciamo tranquilli».
I lupi sono animali che dopo decenni di assenza stanno tornando anche nel Varesotto. Quest’estate è stato infatti annunciato che un esemplare si è stabilito nel Parco Pineta (LEGGI QUI) mentre nel Parco del Ticino c’è stata la prima cucciolata da 50 anni a questa parte (LEGGI QUI).
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Basta che poi non succeda quello che succede in Trentino dove si uccidono orsi col favore delle tenebre.
L’invasore è l’uomo non il lupo.
E chi ha più da perdere è il lupo non l’uomo.
Lunga vita al lupo.
Però non ditelo a Fugatti!