Simone Barlaam dalle Paralimpiadi a Busto Arsizio: “Non ci si abitua mai a vincere, ma ora in gara mi diverto di più”
Il campione paralimpico vincitore di tre medaglie d'oro e un'argento alle Paralimpiadi di Parigi è stato in visita a Busto Arsizio e racconta: "Ho lavorato molto su di me come persona ripromettendomi di godermi quello che succede"
Tre medaglie d’oro e una d’argento. È questo il bottino con cui Simone Barlaam è tornato a casa dalle Paralimpiadi di Parigi 2024, con immagini e sensazioni che ancora oggi gli scorrono davanti agli occhi. «C’è chi dice che ci si può abituare a vincere e a gareggiare, ma ad un contesto come quello di Parigi con 17.000 persone sugli spalti non ti ci puoi davvero abituare», ha commentato durante una visita a Busto Arsizio in occasione del restyling della palestra McFit.
Un ambiente, quello della palestra, che l’atleta milanese ma tesserato alla Polha Varese conosce bene: «Ogni settimana faccio 10 allenamenti in acqua e 3 in palestra -spiega- ma per arrivare a questi risultati ho lavorato molto se me stesso». Barlaam aveva trionfato anche alle gare di Tokyo, mettendo al collo un oro, due argenti e un bronzo e quindi in Francia «diciamo che ho migliorato il metallo delle medaglie», dice con il sorriso. Ma come si fa a migliorare così tanto? «Ho lavorato molto su di me come persona, sono maturato investendo sulla psicologia dello sport e senza privarmi di troppe cose, anche nell’alimentazione -spiega-. Gli allenamenti ci sono e rimangono, l’alcol è vietato, ma mi sono ripromesso di godermela e divertirmi nel farlo, al più alto livello possibile. Anche l’ambiente in sé ha fatto molto, perchè a Tokyo eravamo nel periodo del covid e quindi era tutto molto diverso».
Godersi il nuoto per godersi la vita, dunque. «Avere una vita più rilassata mi ha aiutato molto -continua-, anche perchè lo sport è una parte importante e fondamentale della mia vita, mi ha cambiato e mi ha forgiato e mi ha permesso di conoscere tantissime persone». Il contatto con l’acqua, per lui, è stato anche un modo per gestire la disabilità: «io sono nato con una ipoplasia congenita del femore destro, in sostanza ho una gamba più corta dell’altra. E così se fuori dall’acqua da piccolo mi sentivo goffo e titubante in acqua mi rendevo conto di essere agile e aggraziato, mi dava delle sensazioni molto diverse. Poi guardando gli atleti paralimpici mi rendevo conto che erano capaci di fare cose davvero incredibili». Cose che anche lui sta facendo al punto di essere oggi considerato uno dei migliori atleti paralimpici della storia dello sport italiano.
E appese le medaglie a casa, ora l’altleta 24enne si gode un periodo di vacanza senza smettere di pensare al futuro. Sicuramente nel mirino ci sono le prossime Paralimpiadi a Los Angeles nel 2028 ma anche quelle di Brisbane, in Australia, nel 2032: «sarebbe un bel modo per chiudere un cerchio dato che i miei primi grandi successi sono proprio arrivati in Australia mentre frequentavo lì il quarto anno di liceo. Diciamo che punto a stare in acqua ancora a lungo».
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