Enrico Baj a Palazzo Reale: l’arte, la poetica e l’impegno sociale
L'esposizione ruota attorno al grande capolavoro dei Funerali dell'anarchico Pinelli fino all'Apocalisse, passando per i generali, le dame e i meccano
C’è un prima e un dopo. Un confine che segna la storia della grande opera di Enrico Baj “I funerali dell’anarchico Pinelli” dal 8 ottobre esposta nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale di Milano in occasione della mostra: Baj chez Baj curata da Roberta Cerini Baj e Chiara Gatti.
La storia parte da lontano, dalla terribile bomba esplosa in piazza Fontana nel cuore di Milano il 12 dicembre 1969. Sedici corpi rimasti uccisi a terra e l’inizio di un lunghissimo periodo nero segnato dagli anni di piombo. La polizia arresta il giovane anarchico Pino Pinelli, la città vive giorni convulsi tra il dolore e la voglia di giustizia. Quattro giorni dopo all’una di notte, Pinelli precipita da una finestra del quarto piano della centrale di polizia di Milano. È la finestra del commissario Luigi Calabresi. Pinelli muore lasciando una moglie e due figlie.
Enrico Baj colpito dall’evento va a casa di Pinelli, parla con loro e viene travolto anch’egli da quella tragedia. Torna in studio e comincia a lavorare a una grande opera potente, ricca di suggestioni e rimandi. Per una volta tralascia il gioco e l’ironia, che da sempre attraversano i suoi lavori e restituisce il dramma, il dolore, l’inumano. Ne esce un lavoro lungo 12 metri, una scena teatrale dove il gesto pittorico ha la forza e il coraggio di raccontare il dolore e l’ingiustizia e divenire simbolo contro ogni tipo di sopraffazione. L’opera allestita nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale doveva essere presentata al pubblico il 17 maggio del 1972.
L’allestimento è completato, in città i manifesti annunciano l’inaugurazione, il catalogo è pronto, ma proprio quella mattina il Commissario Luigi Calabresi viene ucciso. La città si ferma e l’inaugurazione della mostra viene rinviata. Enrico Baj è ricordato solo, in mostra, nel silenzio della Sala delle Cariatidi.
La mostra non sarà mai inaugurata e l’opera non più esposta a Palazzo Reale. Nel 2012 fu esposta ‘in solitaria’ in sala delle Cariatidi e a 52 anni dalla sua realizzazione, nella mostra Baj chez Baj per la prima volta è integrata in un percorso espositivo grazie a un dialogo puntuale con i Generali e con la Parata a sei che, in particolare, ne è il prodromo, il diretto antecedente, sia come studio formale ritmico della composizione, sia nella critica a ogni forma di sopruso. Accanto ai Funerali, alcune opere picassiane e alcune citazioni fra cui due esemplari dell’Apocalisse che li ricollegano idealmente alla lezione di Guernica. La vera notizia è quella data all’inaugurazione dall’Assessore alla cultura di Milano Tommaso Sacchi che ha confermato che è stata donata dalla Galleria Marconi alla città e troverà la sua collocazione ideale al vicino Museo del Novecento.
Il percorso espositivo della mostra di articola in dieci sezioni tematiche studiate come affondi nella riflessione dell’artista per illustrare lo sviluppo del suo pensiero e dei suoi soggetti dal forte potere immaginifico. L’allestimento, progettato da Umberto Zanetti con un gioco di specchi esaltato dai colori e dagli specchi stessi realizzati dal Baj, si sviluppa nello spazio in un crescendo di forme e dimensioni fisiche delle opere monumentali, con soluzioni site-specific, come nel caso delle trecento sagome dell’Apocalisse oppure delle otto sculture della serie Meccano, disposte come un reggimento in parata.
Ad accogliere i visitatori nella sala del Lucernario, la ricostruzione scenografica dell’Apocalisse, un assemblaggio di figure immaginarie e oniriche in un polittico di quasi 100 metri quadrati, allestito in altezza, come ad evocare un’abside, ispirato idealmente al Giudizio Universale michelangiolesco, qui punteggiato di demoni goffi e beffardi, arrampicati e urlanti fino al soffitto. Dopo questa introduzione si susseguono: le Opere nucleari, gli Ultracorpi, le Parate, I funerali dell’anarchico Pinelli, i Generali, i Meccano, i Mobili, gli Specchi e le Dame.
Roberta Cerini Baj moglie dell’artista è oggi la custode del grande e importante archivio conservato nella grande casa di Vergiate, dove l’artista decise di vivere con la famiglia.
BAJ. BajchezBaj
A cura di Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj
Palazzo Reale, Piazza del Duomo 12, Milano
Dal 8 ottobre 2024 al 9 febbraio 2025
in collaborazione con Savona, Museo della Ceramica e Albissola Marina, MuDA Casa Museo Jorn
progettazione dell’allestimento Umberto Zanetti
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