Addio al batterista Giacomo Jack Fiocchi, ha suonato nella band del Varesotto Il Triangolo
Nato a Milano nel 1982 e scomparso improvvisamente il 19 novembre. Il ricordo di Marco Ulcigrai, musicista e produttore che ha iniziato la sua carriera musicale da Luino

Il mondo della musica piange Giacomo Jack Fiocchi, nato a Milano nel 1982 e scomparso improvvisamente il 19 novembre, come riporta Rockit. La sua scomparsa è stata improvvisa: Jack lascia qui la sua compagna V e tre bambine: A, E, G.
Batterista, compositore, produttore e polistrumentista, conduttore radiofonico, tra le tante collaborazione ha lavorato anche con la band del Varesotto Il Triangolo e con Elton Novara che lo ricordano con grande affetto.
Marco Ulcigrai, cantante e musicista de (Il triangolo, Ministri): “Aveva la musica dentro, ma non solo dal punto di vista fisico, amava essere anche uno storico e un teorico della musica, infatti da quando aveva iniziato a suonare con noi 6 anni fa ormai le prove del Triangolo erano diventate una scusa per dilungarsi in discorsi assurdi e profondissimi su qualche artista o band del passato. Generalmente il discorso si trasformava in una discussione tra lui e Thomas, mentre io e Elton guardavamo divertiti. Giacomo era talmente vicino al concetto di rockstar che è riuscito addirittura a lasciarci subito dopo aver finito di registrare un album, proprio l’album della sua band, i Plateux. Se fosse qui adesso mi saprebbe citare almeno 10 artisti che nel passato hanno fatto la stessa cosa, ma a me al momento viene in mente solo lui”.
Elton Novara, cantante e musicista lo ricorda così: «Non sembrava agire seconda una “morale” o seguire nessun tipo di percorso, eppure ogni passo che faceva tracciava un sentiero verso l’arricchimento per chiunque gli camminasse accanto. Stavi a sentire quella voce suadente e senza rendertene conto avevi imparato a fare il terzo tempo nel basket, che Christian Meyer chiamava il piatto China “il cinese” e quale fosse il miglior disco dei Flying Burrito Brothers. Non aveva paura di nessuna emozione. Accoglieva ed incassava la mia rabbia, rideva alle mie battutacce di cattivo gusto e non aveva paura di dirmi che mi voleva bene. Sapevo che se avevo un assolo col Triangolo sarebbe stato l’unico della serata e me lo sarei dovuto giocare bene, e quindi non avrei assolutamente dovuto incrociare il suo sguardo o avrebbe iniziato a fare fill sempre più difficili ed intricati, fissandomi negli occhi; non accettava di lasciarmi solo nel mio momento, non voleva rubarmi la scena ma fare una cosa per me impensabile e per lui naturale come respirare: “farlo insieme”. Guinness, il mio amico Guinness, è stato un regalo».
(foto sopra dal profilo facebook)
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